Solito ritornello

Pietro Senaldi, tutto l'imbarazzo del Pd: "Enrico Letta parla di Orban e Salvini, ma su Grillo e Cuba muto"

Pietro Senaldi

Non c'è nessuno più conservatore di un rivoluzionario che ha avuto successo. Lo conferma il nuovo statuto di M5S, che nel conferire tutti i poteri a Conte conferma, ricopiandolo per intero, l'articolo che riconosce a Grillo il ruolo di garante dei valori, illustrando in cosa consiste. Te la do io Cuba, caro Giuseppi. Conte non ha fatto a tempo a vantarsi dell'accordo raggiunto che subito Beppe gli ha fatto lo sgambetto, scrivendo sul suo blog che se all'Avana sono alla fame è tutta colpa degli americani, non c'entra nulla il comunismo. Con questo viatico il nuovo leader pentastellato si è dovuto presentare ieri di fronte a Draghi, il premier più atlantista che ci sia mai stato. Era il primo incontro tra i due. Argomento giustizia, riforma avallata da Grillo malgrado contrasti con i principi fondamentali di M5S e che ora l'avvocato del popolo deve rendere commestibile agli elettori che non vuole perdere e a quelli che deve riconquistare.

 

 

 

Siccome l'impresa di Conte si presentava già difficile, Grillo ha pensato bene di complicargliela. La sensazione è che si sia solo al primo capitolo della faida, ma come la strana coppia deciderà di polverizzare quel che resta dei Cinquestelle è argomento che ormai interessa sempre meno gente. Forse, quello che più dovrebbe farci caso è Letta. Il segretario del Pd, specializzato nel dare lezioni etiche e geopolitiche agli alleati che gli stanno sul gozzo, come per esempio Salvini, sorvola con incomparabile faccia tosta sulle bestialità che dicono gli alleati che gli servono, ovverosia i grillini. Cuba è terra che dovrebbe stare a cuore a ogni segretario del partito erede del partito comunista. Immaginiamo che Letta, democratico e umano come si dipinge, sia angosciato dalla sorte dei cubani, ridotti alla fame, disperati e per di più arrestati, picchiati e finanche uccisi dal regime perché hanno osato ribellarsi. Eppure il leader Pd, visto che ha bisogno del sostegno dei grillini per farsi eleggere in quel di Siena, dove intende candidarsi al Parlamento, e per avere qualcuno che lo sostenga nella maggioranza di governo, quando l'Elevato pentastellato si profonde in lodi al regime violento, si volta dall'altra parte, tace, finge di non sentire. Fa realpolitik, non chiede chiarimenti al ministro degli Esteri, Di Maio, sulla linea del Movimento in merito alla crisi cubana.

Le abbiamo viste tutte e non ci stupiremo certo di questo. Però, per coerenza, se Letta non fa le pulci a Grillo sul regime che fu di Fidel, si risparmi le lezioni a Salvini su Orbàn, che a differenza degli eredi di Castro è stato eletto e ha il sostegno del suo popolo. Oggi il Parlamento affronta la legge Zan, alla quale è contraria la maggioranza degli italiani e dei parlamentari. Salvini, con la senatrice azzurra Ronzulli, ha presentato una norma migliorativa, almeno a detta degli osservatori esterni, e con Renzi e il centrodestra chiede si apra il dialogo, visto che la sinistra non ha i numeri per far passare il provvedimento così com' è. Rinneghi Orbàn, è stata la risposta del segretario Pd, che nel frattempo ha dato il suo sostegno a Conte, il quale insiste per cambiare la riforma della Giustizia, che Draghi difende e alla quale sono legati i miliardi di aiuti in arrivo dall'Europa. Perché, prima di schierarsi contro una riforma antigiustizialista il leader democratico non chiede a Conte di rinnegare Cuba e Grillo? Eppure, l'avvocato di Volturara Appula è molto più intimo del comico genovese di quanto il leader leghista non sia del presidente magiaro. I diritti degli imputati schiacciati dalla prepotenza della magistratura e per i quali l'Europa per Letta non contano, così come al segretario Pd non interessa se i cubani muoiono di fame. A Enrico importa dei gay ungheresi, e chiede a Salvini di rinnegare un provvedimento che non ha fatto il leghista bensì Orbàn, e che peraltro è a favore delle famiglie e non contro gli omosessuali. Però, guarda il caso, al successore di Zingaretti importa poco dei gay italiani, che se il Pd non verrà a patti sulla Zan si ritroveranno senza una legge che rafforzi le pene a chi li aggredisce. Contraddittorio, aggressivo, ideologico, opportunista, cinico. La bandiera che Letta issa sulla zattera Pd che conduce è solo quella che ritiene migliore per prendere il vento.