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Matteo Salvini si vaccina, Giorgia Meloni attacca: effetto Draghi sul centrodestra

Salvini e Meloni

Salvatore Dama
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Mario Draghi alza la voce, Matteo Salvi ni si vaccina, Giorgia Meloni annuncia battaglia contro il green pass. Di fronte ai toni perentori del presidente del Consiglio, il centrodestra si divide nuovamente. La Lega, pur esprimendo stupore per l'uscita del premier («L'invito a non vaccinarsi corrisponde a un invito a morire»), non sembra intenzionata a fare le barricate contro il passaporto vaccinale. Fratelli d'Italia invece non si piega. Considera la misura del governo un modo surrettizio per imporre l'obbligo di inoculare il siero ed è pronta a scendere in piazza per difendere «la libertà» dei cittadini. Nel bel mezzo di questo dibattito politico arriva un fatto. La cui tempistica forse è casuale, forse no. Il leader della Lega si è vaccinato ieri mattina a Milano. Ma, contrariamente alla sua abitudine di postare ogni cosa sui social, stavolta mantiene il riserbo. Un indizio è comparso in una foto pubblicata su Instagram, scattata mentre il capitano prende un caffè subito dopo la somministrazione del vaccino contro il Covid: nell'immagine compare il Qr code stampato sul certificato di vaccinazione. Il leader leghista, come spiegato nei giorni scorsi, aveva una prenotazione precedente per il vaccino fissata per il 28 giugno che aveva dovuto rinviare.


«LIBERA SCELTA» - Il leader della Lega si è vaccinato al centro vaccinale della Fabbrica del Vapore di Milano, che tra l'altro aveva già visitato nella prima fase della campagna. La decisione di Salvini di vaccinarsi è arrivata all'improvviso, visto che nei giorni scorsi il leader leghista aveva annunciato che si sarebbe vaccinato nel mese di agosto. «L'ho fatto non perché me lo ha imposto qualcuno ma per libera scelta», ha precisato. «I vaccini salvano la vita, invito tutti a mettersi in sicurezza. Non costringo nessuno, ma se qualcuno mi vuole convincere che i bimbi di 12 anni bisogna vaccinarli per andare a scuola non mi convincerà mai» Intanto non si attenua, con il passare delle ore, «la sorpresa» per le «frasi molto dure» pronunciate dal premier Draghi in risposta a una domanda sulle posizioni sui vaccini di Salvini. Lo affermano fonti leghiste, che osservano come nei colloqui recenti, incluso quello di giovedì, il presidente del Consiglio non ha mai espresso a Matteo critiche dirette sul tema. Ecco perché, sintetizzano le stesse fonti, «per usare un eufemismo possiamo dire che siamo rimasti stupefatti». I ministri del Carroccio, con una nota, difendono il leader dagli attacchi. «Riteniamo ingenerose le critiche alla Lega e al nostro leader sui vaccini mosse in maniera strumentale da una parte della stampa: tutti siamo impegnati nel difficile compito di contemperare il sacrosanto diritto alla salute con le libertà individuali in un percorso di buonsenso». Lo dichiarano i ministri della Lega Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia.


«A PAGARE SONO I SOLITI» - Solidarietà arriva anche dal presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga: «Buttare, e qua c'è una responsabilità di alcuni organi di informazione, ogni frase come uno scontro tra persone e tra i partiti è sbagliato. Legittimamente possono esserci posizioni diverse, Salvini non ha mai detto non vaccinatevi, ha detto concentriamoci sulle categorie fragili». Giorgia Meloni ha ribadito anche ieri la sua intenzione di vaccinarsi. Ma il suo partito difende il diritto dei novax di continuare a vivere e lavorare come gli altri, nonostante la stessa Meloni lo scorso marzo avesse sostenuto la necessità del green pass invitanto la Commissione europea a prendere posizione. «La cosa più inquietante della conferenza di Draghi sono le parole di terrore che ha scelto nel rivolgersi agli italiani. I numeri sembrano non contare più», ha scritto ieri la Meloni in un post su Facebook, «nonostante i dati delle terapie intensive siano ampiamente sotto controllo, il Green Pass è diventato il nuovo "mantra" da imporre. Il resto non conta». Non è accettabile, prosegue, che «l'obbligo del foglio verde costringa subdolamente a vaccinarsi. Questa non è libertà». È un anno e mezzo, conclude, «che a pagare sono sempre gli stessi: bar, ristoranti, discoteche, il settore dello sport, della cultura e dello spettacolo. Mentre a beneficiarne sono sempre i soliti noti».

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