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Mario Draghi taglia le ferie, panico tra i ministri: a lavoro anche ad agosto

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Francesco Specchia
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Ma quando diavolo si va in villeggiatura? Il più coraggioso - e il più preso in ambasce - , colui che ha rotto il velo dell'imbarazzo e del protocollo (dicono che, come tutti i triestini avesse già prenotato per le rudi spiagge della Croazia) è stato Stefano Patuanelli. Pare che il ministro dell'Agricoltura si sia presentato a Draghi col foglietto delle ferie e, schiaritosi la gola, abbia umilmente chiesto di «stabilire almeno un giorno fisso della settimana per le riunioni di governo, in modo da organizzare le nostre agende». Draghi, come un volenteroso caporeparto agli operai, ha sorriso di quei sorrisi che sembrano usciti da una sparachiodi. E ha replicato: «Ma quando volete. La mia agenda è sempre libera per voi, sono qui a vostra completa disposizione...». «Sempre a disposizione»: con Draghi diventa un'espressione polisemantica, direbbero i linguisti.


NESSUNO SI AZZARDA - Secondo Francesco Verderami del Corriere della sera starebbe a significare: «Ma vi pare, signori miei, che con la crisi che c'è pensiamo alle vacanze? Se io ci sono sempre per i cittadini, dovreste esserlo anche voi». Dopo la sberla tirata a Patuanelli, nessun ministro, da Franco alla mitica Dadone da Cingolani a Orlando, da Gelmini a Guerini , da Giovannini a D'Incà, s' è più azzardato a sventolare le agende, né, tantomeno le prenotazioni agostane delle ferie con famiglia. Draghi fa il vago, tiene tutti sul filo. Per lui, come diceva Mark Twain, il segreto del successo «è di fare della sua vocazione la propria vacanza». Sicché l'invincibile dedizione al lavoro del premier, la sua voglia di seguire assolutamente la tabella di marcia dei tempi di approvazione del Pnrr, stanno ora diventando l'incubo degli abitatori dei dicasteri. D'altronde, il pericolo di rimanere inchiodati agli scranni per gli onorevoli stavolta c'è davvero. Mica è come l'anno scorso, quando le settimane di vacanza parlamentare furono tre nonostante, nel mese di giugno, la presidente del Senato Casellati dichiarò che a Palazzo Madama «non sarebbe mai andato in ferie», che poi s' è visto. Nel 2012 fu l'allora sottosegretario all'Economia Gianfranco Polilloa proporre agli italiani di tagliarsi una settimana di vacanza per far aumentare così il Pil del paese, sostenuto dal Presidente del Consiglio Mario Monti che suggerì di ridurre al minimo il periodo di chiusura; la qual cosa suscitò la ferocia dei parlamentari e nulla accadde. E, prima ancora, erano stati i ministri Calderoli e Tremonti ad affermare che «davanti ad una crisi come quella che stiamo affrontando io credo che la politica non abbia il diritto di andare in ferie»; e invece si chiuse dal 3 agosto al 12 settembre. La vera certezza della politica italiana non è né quella della pena né quella del diritto; è quella delle ferie. Tra l'altro, in questi giorni, al Senato, si sono già portati avanti con una mini-vacanza dal 24 giugno al 6 luglio, più di 10 giorni di ferie (pure se i lavori in commissione sono proseguiti).


DATI OPEN POLIS - Secondo il sito OpenPolis le vacanze di Camera e Senato sono passate dai 25 giorni medi del 2013 ai 39 del 2017. Le uniche interruzioni della villeggiatura si sono avute nel 2018 per le votazioni straordinarie del decreto Dignità - 34 giorni, non pochi comunque -; e nel 2019 per la crisi del Governo Conte I causata da Salvini che costrinse i parlamentari a tornare in aula il 20 agosto. Tra i ministri gira oramai un'ansia sindacale declinante verso una strana tendenza alla riffa: stanno scommettendo sulla data di interruzione dei lavori. Pareil 2 agosto. Forse. Nello loro sguardo saetta il terrore di incastrarsi al tavolo di lavoro, nella canicola e tra le aule semivuote. Nello sguardo di Draghi, invece, saetta un certo non so che di malcelata soddisfazione... 

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