Cerca
Logo
Cerca
+

Tokyo 2020, Vittorio Feltri e il mito Mangiarotti: "Che tristezza, tutti scordano l'Italiano più medagliato di sempre"

Vittorio Feltri
  • a
  • a
  • a

Trovo molto strano e un po' triste che mentre a Tokyo si svolgono i giochi dei cinque cerchi, nessuno abbia ricordato l'italiano più medagliato della storia, colui che ha vinto più di chiunque non solo alle Olimpiadi, ma anche ai mondiali e avarie altre competizioni internazionali. Mi riferisco a Edoardo Mangiarotti, insigne schermitore, gran signore elegante e colto che piegava alle sue lame qualsiasi avversario. Ha combattuto decenni sulle pedane del globo sempre distinguendosi per alta classe e raffinatissima tecnica. Non rammentarlo è una ingiustizia a cui voglio riparare. Ecco in sintesi avara la sua carriera di atleta fenomenale: egli alle Olimpiadi conquistò 13 medaglie, 6 d'oro, 5 d'argento e 2 di bronzo. Tanta roba. Senza contare la partecipazione a 13 mondiali disputati alla grande.

 

 

Da notare che Mangiarotti, figlio d'arte, dato che il padre praticava lo stesso suo sport meraviglioso, non si limitava ad essere eccelso col fioretto bensì pure con la spada. La prima arma ha un bersaglio ridotto, dal collo all'inguine, mentre la seconda prevede che tutto il corpo possa essere colpito. Le due specialità sono diverse l'una dall'altra e richiedono addestramenti specifici difficili da conciliarsi. Edoardo la scherma ce l'aveva nel sangue, i suoi assalti erano composti, mai un eccesso di foga, soltanto astuzia, calcolo e precisione. Questa disciplina con gli anni si è evoluta, un tempo era più compassata e tattica, col passare del tempo è diventata più atletica e oggi è convulsa e muscolare. Le donne sono bravissime e in pedana si scatenano. La più brillante e ammirevole è stata la Vezzali, dotata di un temperamento ferreo e di un fisico eccezionale. Paradossalmente era più femminile, più chic il modo di combattere di Mangiarotti che scoraggiava gli avversari con attacchi precisi e misurati.

Un campione così ormai ce lo sogniamo. Io lo conobbi quando ero ragazzino ed ero un fiorettista principiante, quindi acerbo, e mi avvalsi dei suoi insegnamenti allorché frequentava una palestra di Bergamo, dove aveva sede la società Libertas, da cui uscirono alcuni ottimi spadisti. Ne ricordo due, Pellizzari e Albanese che poi divenne un avvocato di grido, malgrado si fosse spezzato entrambe le gambe in un incidente stradale. Mangiarotti qualche volta si allenò con noi orobici, cosa che ci riempì di orgoglio. Assistevamo con ammirazione alle sue esibizioni perfette e didatticamente importanti. Egli non si dava arie ed era prodigo di consigli finalizzati a migliorare le nostre prestazioni. Fu osservando lui che mi resi conto di non essere attrezzato per eguagliarlo. E meditai di ritirarmi. Ma prima di appendere al chiodo la mia arma e la maschera, mi iscrissi al campionato italiano che si disputava a Livorno. I cinque o sei assalti selettivi li superai brillantemente, poi subentrò in me una sorta di sfinimento che mi impedì di entrare in semifinale.

 

 

Abbandonai ogni velleità e non indossai più la divisa bianca, dedicandomi al giornalismo per questioni alimentari. Però pure ora che ho l'età per l'ospizio, quando in tv trasmettono un "combattimento" non resisto: lo seguo con una sorta di apprensione sperando nella vittoria di uno o di una dei nostri atleti. Quanto a Mangiarotti continuai a frequentarlo saltuariamente. Egli gestiva una sua personale sala in via Solferino a Milano, nei pressi del Corriere della Sera, dove ancora impartiva lezioni di stile schermistico. Talvolta andavo a trovare lui e sua moglie, la quale era una dirigente dell'Università degli anziani, e trovavo piacevole conversare con loro. Una volta Edoardo, rammentando il suo glorioso passato, mi disse che ogni notte sognava di essere di fronte ad un avversario di talento e non sapeva come trafiggerlo. L'incubo degli sportivi è di non essere all'altezza, lo stesso succede nel lavoro di chiunque. Ma i campioni quando hanno gli occhi aperti vincono sovente. Mangiarotti sarà sempre nel mio cuore di spadaccino fallito.

 

 

Dai blog