Domani da ridere

Giorgia Meloni come Adolf Hilter? Disperati e nostalgici: la bordata di Pietro Senaldi contro la sinistra

Chiunque, in un contesto normale, affermasse che oggi in Italia la democrazia è in pericolo perché c'è un leader di estrema destra in grado di scatenare l'inferno in Europa come fece Hitler negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, verrebbe preso per pazzo e irriso pubblicamente. Chiunque, tranne un giornale di sinistra quando se la prende con Giorgia Meloni, come ha fatto il Domani. Il quotidiano edito da De Benedetti ha dedicato due paginate alla recensione del libro della leader di Fdi per arrivare a dire quello che la sinistra sostiene da sempre come un disco rotto: Giorgia è fascista, «è la destra più destra che si sia mai vista in Italia» dai tempi del Duce, «è un'estremista», alfiere «di un patriottismo cieco, anzi di uno sciovinismo, che già ci ha portato verso le peggiori tragedie del Novecento, arrecando danni all'Italia, all'Europa e all'umanità».

 

 

Date le argomentazioni e la freschezza del ragionamento con cui se la prende con la Meloni, anziché Domani, il giornale dovrebbe chiamarsi Prima dell'Altroieri. Non c'è da prendersela, è così che funziona a sinistra, e fa bene la Meloni a denunciare il tipico fare dei compagni: spaventati dal fatto che Fdi sia arrivato a essere il primo partito in Italia, lo attaccano in maniera scomposta tirando fuori la solita accusa. È capitato a Salvini prima che a lei, e prima ancora a Berlusconi, due camicie nere secondo i fini analisti dei giornali di sinistra.

D'altronde, se Winston Churchill oggi fosse un esponente di Fratelli d'Italia, i nostri progressisti, quelli che vorrebbero Franceschini al Quirinale e Letta a Palazzo Chigi, come massima espressione degli statisti italici, non esiterebbero a definirlo nazista, antidemocratico, autoritario, ubriacone, pessimo studente e tutto sommato un sopravvalutato dalla storia. E in effetti il grande inglese non solo era nazionalista almeno quanto Giorgia e più di lei era antieuropeista ma, a differenza di lei, ha avuto relazioni intense con Benito Mussolini, che a tratti potrebbero anche essere definite di vicinanza, se non di alleanza. Contro il nemico vale tutto, secondo la solita tecnica: si pesca una frase, la si decontestualizza, le si attribuiscono significati che non aveva e poi la si rimette in bocca al rivale, modificata nella sostanza e nei termini, per accusarlo delle peggio cose. E così la presidente dei Conservatori Europei, che si batte per un'Unione fondata sulle radici cristiane, è tacciata di anti-europeismo e di non sapere che nel Medio Evo l'Islam era più progredito di noi.

 

 

La critica oscilla tra la menzogna, il pregiudizio e il surrealismo. Il libro è in bella forma? Non l'avrà scritto lei. Viene buona pure una canzone che De Gregori scrisse ispirandosi ai leader del Msi e che il Domani riciccia come se fosse dedicata a Giorgia, anche se è antecedente alla sua nascita. E poi, la perla: ah quando c'era lui... con Fini sì che la destra non era fascista, mentre Giorgia, lei... non ha preso mai abbastanza le distanze da un partito defunto trent' anni prima che lei venisse al mondo... Quando gli unici in Italia ad aver nostalgia del fascismo sono i comunisti, consapevoli che solo a quei tempi potevano servire a qualcosa. 

 

 

 

 

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