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Pietro Senaldi contro Zingaretti e Pd: "Niente marcia sì vax, serve solo il vaccino obbligatorio"

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Pietro Senaldi
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Da ieri anche i ragazzi tra i 12 e i 19 anni potranno vaccinarsi senza bisogno di prenotazione. In Lombardia gli studenti rientranti in quella fascia di età che hanno già aderito alla profilassi sono il 65%. Effetto green pass: gli adulti corrono a farsi l'iniezione per poter vivere come erano abituati, i giovani lo fanno anche per poter fare sport o tornare a scuola senza didattica a distanza. Il passaporto sanitario sta sortendo il suo principale, se non unico scopo: spingere più cittadini possibile verso l'iniezione, riducendo ai non immunizzati gli spazi per un'esistenza normale. La realtà però è tutt' altro che monolitica. Iniezioni e certificazione hanno diviso gli italiani in due fazioni contrapposte e che si disprezzano sempre più, peggio di interisti e juventini, di berlusconiani e comunisti, di Salvini e Letta, di Renzi e di quel che resta del Pd.

 

La politica del governo è insistere nel tentativo di persuadere, con le buone e un po' anche con le cattive, quante più persone a immunizzarsi. È una strategia che ha portato i frutti che poteva ma che non ha molti altri margini di successo. Se la prospettiva di un nuovo lokcdown o, per i più anziani e deboli, di una morte intubato dopo settimane di agonia non è sufficiente a vincere i sospetti sul vaccino, nessuna opera persuasiva potrà sortire effetto. Tantomeno le ridicole sfilate di Calenda e Zingaretti a favore dell'iniezione: la gente, guardandoli, potrebbe davvero convincersi che la profilassi fa male. Generalmente chi non si vaccina lo fa per paura. Teme una trombosi, problemi al cuore, effetti nocivi tra dieci o vent' anni. In parte i timori sono giustificati dalla comunicazione delirante che questo governo e il precedente hanno fatto sulle dosi e dalla scarsa chiarezza a riguardo dei media, che si sono schierati in due fazioni acritiche. La paura viene spesso mascherata dietro teorie complottiste chiamate a giustificare lo scetticismo: si va dalle grandi potenze che vogliono arricchire le multinazionali del farmaco, ai finanzieri che guadagnano in Borsa speculando, a elaborate teorie geopolitiche di difficile comprensione. Su un'argomentazione però è difficile replicare ai no vax: quando sostengono che lo Stato dovrebbe inserire l'obbligo di vaccino.

 

Se non ci credono le autorità, che ci hanno chiusi in casa per un anno e ammazzato l'economia, perché dovremmo crederci noi? Perché lo Stato chiede ai cittadini di essere responsabili e punturarsi ma non si assume la responsabilità di imporre l'iniezione? Questi sono i quesiti che i no vax pongono e che lasciano anche chi crede nel vaccino senza risposte accettabili. Sostenere che non viene inserito l'obbligo per lasciare liberi i cittadini è una barzelletta, dopo due anni di stato d'emergenza, senza che peraltro l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia mai dichiarato ufficialmente la pandemia, visto che essa, scientificamente, richiede altri numeri, di contagio e letalità, rispetto alla statisticamente bassa mortalità del Covid 19. Forse il governo non introduce l'obbligo perché teme di non riuscire a reggerlo politicamente, benché la Lega lo abbia richiesto, per tagliare la testa al toro e uscire dalle mille contraddizioni del green pass. Continuare però a gestire l'epidemia secondo una logica attendista, del tanto meglio, che insegue il virus anziché anticiparlo, non segna però una differenza tra questo esecutivo, che pure sta ottenendo buoni risultati in molti campi, e quello, tragico, giallorosso. Un governo vale, ed è giusto che duri, se ha il coraggio delle proprie idee e di quel che dice.

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