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Foibe, le atrocità del comunismo ammesse a denti stretti: cari compagni che fatica...

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Iuri Maria Prado
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Quando al contraffattore comunista sono rinfacciate le verità che non è riuscito a sbianchettare, allora dice: «Nessuno nega...». Nessuno nega l'esistenza dei lager comunisti, le responsabilità staliniane, le colpe dei macellai cinesi, le sopraffazioni perpetrate dai poetici marxisti cubani. E sul nostro piccolo fronte domestico: nessuno nega la tragedia delle foibe. Ora, i problemi di questo andazzo sono due. Il primo è che la mancata negatoria di quelle realtà, e cioè l'ammissione a denti stretti del male fatto dalla peste comunista, non è mai spontanea e ha luogo semmai, appunto, solo quando al comunista è rinfacciata l'evidenza delle malefatte di quei sistemi criminali. E il secondo problema di quel malcostume intellettuale è che fare i conti col male comunista significherebbe qualcosa di più che "non negarlo" (per quanto spesso manchi anche questa pre-condizione): significa fare in modo che esso diventi patrimonio condiviso, con letteratura, storia, riscontri, cinema, documentari che rendano possibile e integrino una cultura diffusa su quelle vicende.

 

 

 

 

Perché è grazie al fatto che «nessuno nega...», se l'italiano medio non sa che tra l'autunno del 1937 e quello dell'anno successivo ci furono nella gloriosa patria del comunismo sovietico settecentomila fucilati e trecentomila morti durante interrogatorio. È grazie al fatto che «nessuno nega...», se non si sa che sempre in quel paradiso del proletariato arrivava a sessant' anni il trenta per cento della popolazione, mentre altrove la percentuale andava dal settanta all'ottanta. È grazie al fatto che «nessuno nega...», se non si conoscono le delizie delle statistiche maoiste sulla quantità di persone da sopprimere per realizzare il programma collettivista. Ed è grazie al fatto che «nessuno nega...», se un normale liceale italiano, interrogato sulle foibe, risponde con una domanda: «E che cosa sono?».

 

 

I musei, i libri, i film sull'atrocità nazista, già probabilmente insufficienti a tener viva la "memoria" di cui si straparla e su cui si fa una retorica balorda con l'istituzione di certe stracche commissioni parlamentari, si incaricano giustamente di un compito aggiuntivo e diverso rispetto a "non negare": e cioè il compito di diffondere conoscenza, che è cosa diversa rispetto alla privata erudizione dell'accademico che, se proprio vi è costretto dalla polemica di turno, "non nega". Detta semplice: invece che "non negare" l'ignominia del comunismo, cominciassero a parlarne.

 

 

 

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