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Vaccino, ecco perché è sbagliato attaccare chi non vuole l'iniezione: non sono assassini

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Iuri Maria Prado
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Si può organizzare una propaganda pubblica e istituzionale, rivolta a convincere a vaccinarsi chi ancora non l'ha fatto, senza perciò trattare i renitenti come assassini che cospirano contro il modello italiano? Si potrebbe. Si dovrebbe. Ma non si fa. E piuttosto la rappresentazione comune è appunto l'altra, quella per cui il braccio da concedere alla siringa è come l'oro da offrire alla Patria, l'ottemperanza a un "dovere morale" ripudiato dall'orda No vax passibile di rieducazione.

 

Andare alla ricerca del morto quotidiano tra i non vaccinati, e tanto meglio se era pure uno che si faceva burle del virus, serve poco a convincere i riluttanti e molto a costruire l'immagine falsa di una campagna sanitaria senza pecche messa a rischio da una diffusa cospirazione che vuole vanificarla. E, anche se in buona fede, si accredita in quel modo l'idea sbagliatissima secondo cui sottoporsi alla vaccinazione rappresenterebbe una specie di obbligo democratico mentre sottrarvisi costituirebbe il gesto eretico da esporre a pubblica riprovazione: che è il miglior modo per convincere a non vaccinarsi chi ancora non è convinto.

 

Un'emergenza No vax, semplicemente, non c'è. Far finta che ci sia è una buona premessa per crearla: un risultato che dovrebbe dispiacere innanzitutto a chi, con pieno diritto, reclama la necessità dell'obbligo vaccinale.

 

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