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Greta Thunberg, se stai con lei stai con i rincari: i danni collaterali della lotta per l'ambiente

Fausto Carioti
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Arrivata a Milano, Greta Thunberg ne ha detta una giusta: «Non si può più andare avanti con il bla bla bla. Green economy bla bla bla, decarbonizzazione bla bla bla...». Parole sante. Basta blablabla, bisogna scegliere, cosa che i politici italiani detestano fare comunque, figuriamoci quando sono in campagna elettorale. La scelta è questa: osi dà ragione alla piccola Cassandra svedese e ai suoi amici ecoisterici, o si promette di combattere gli aumenti in bolletta, come quelli che scatteranno domani: +30% l'elettricità, + 14% il gas. L'una e l'altra cosa, insieme, non sono possibili. Non si può dire che Greta e i suoi discepoli rappresentano la meglio gioventù e allo stesso tempo promettere che il prezzo per far bollire l'acqua della pasta o fabbricare una piastrella di ceramica non aumenterà e non si perderanno posti di lavoro. Le due frasi si contraddicono, e chi le rifila agli elettori in un unico pacchetto, come fanno più o meno tutti, o non sa di cosa parla o ci sta prendendo in giro. Ieri, tra i tanti, ha lisciato i pelo ai gretini il sindaco di Milano, Beppe Sala, il quale li ha benedetti dicendo che «i giovani giustamente protestano e si lamentano, vogliono un mondo diverso».

 

 

 

Sono le stesse cose che dirà agli industriali quando gli spiegheranno che i costi di produzione sono diventati insostenibili? L'altro giorno era stata la volta di tutti i candidati a sindaco di Torino, incluso quello del centrodestra, Paolo Damilano, che si è impegnato a «coinvolgere attivamente» nell'amministrazione della città gli emuli nostrali della Thunberg. A dimostrazione di quanto sia contagiosa l'idiozia climatica. Pure Roberto Cingolani, che è uomo di scienza e di solito non si fa problemi a denunciare gli «ambientalisti oltranzisti ideologici», ha paura di inimicarsi la divetta. Greta & Friends ripetono dinanzi a lui il loro sermone e lui prova a cavarsela dicendo - parole sue - «le stesse cose» dei piccoli menagramo, però «in modo diverso». Ma scusi, ministro, non era lei quello favorevole ad aprire le porte al nucleare di prossima generazione e ad estrarre il metano dai giacimenti sotto le acque italiane? Ne ha parlato con i piccoli indemoniati? Se non sono loro gli oltranzisti ideologici, chi lo è? Perché è proprio la crociata condotta contro i gas serra in nome della lotta al riscaldamento globale che sta mandando in orbita i prezzi dell'energia. La scelta europea di supertassare i fossili alza il costo del gas e di tutti gli altri combustibili, incluso il petrolio, e spinge chi può ad usare maggiormente le centrali a carbone, un po' più economico, ma assai più inquinante. Al resto provvede la corsa alle materie prime innescata dalla ripresa.

 

 

 

Questo succede in tutta Europa, ma in Italia è peggio, perché gli altri hanno l'elettricità prodotta dalle proprie centrali atomiche e noi no. Noi abbiamo quella che ci vendono francesi, svizzeri e sloveni, generata nei reattori nucleari costruiti al di là delle Alpi e venduta a noialtri gonzi a carissimo prezzo. Dinanzi a questo cataclisma economico, la risposta delle autorità europee prevede di estendere ad altri settori i permessi di emissione di CO2, ossia la supertassa ambientale cui si deve almeno il 20% dei rincari in bolletta. Oggi pesa sulle centrali elettriche, i voli aerei nella Ue e le industrie, domani Bruxelles vuole imporla anche agli altri mezzi di trasporto e al riscaldamento degli edifici. E siccome nei prossimi anni il numero di quei permessi diminuirà, il loro prezzo si alzerà, e di molto. Ma è ancora troppo poco, gridano le giovani promesse dell'ecocatastrofismo, che pretendono assai di più. E i nostri stipendiati, anziché mandarli dove meritano, fanno a gara a chi li incensa meglio. 

 

 

 

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