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Enrico Letta, un sogno chiamato Ursula: subito dopo lo spoglio di lunedì... rumors sul leader Pd

Fausto Carioti
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Enrico Letta ne ha parlato con alcuni dei suoi subito dopo gli spogli elettorali di lunedì: e se il Pd fosse il partito che fa eleggere Mario Draghi al Quirinale, e il suo segretario occupasse il ruolo che oggi è del premier, quello di punto di riferimento dei partiti italiani europeisti? Quale miglior trampolino ci sarebbe per palazzo Chigi? Non più, quindi, il capo del "nuovo Ulivo", alleanza che vista la debolezza del M5S, ormai accreditato di percentuali a una cifra, andrebbe poco lontano. Ma la versione nostrale della von der Leyen, il leader che guida la "coalizione Ursula" formata da Pd, M5S, Iv e Forza Italia. La stessa che dovrebbe issarlo a palazzo Chigi, prima o (più probabile) dopo le elezioni del 2023. Un progetto arditissimo, però Letta è galvanizzato e in questi giorni sogna in grande.

 

 

 

«Si è messo in testa di essere il nuovo ago della bilancia, un mattatore della politica», racconta un parlamentare piddino. In pratica, si tratta di seguire il consiglio che gli ha dato Goffredo Bettini e la proposta-provocazione lanciatagli da Giorgia Meloni, ma solo sino a un certo punto: quello in cui i democratici accettano di portare Draghi nel posto occupato oggi da Sergio Mattarella, che pure nei colloqui privati conferma di non avere alcuna intenzione di fare il bis. Perché poi, anziché usare la transizione al Quirinale e a palazzo Chigi come occasione per dichiarare chiusa la grande alleanza e rendere inevitabili le elezioni, Letta farebbe l'esatto opposto: sapendo che i parlamentari in carica non ne vogliono sapere di perdere il lavoro prima del previsto, ne approfitterebbe per diventare il federatore di una maggioranza europeista votata ad appoggiare un esecutivo di fine legislatura.

 

 

 

«SI CREDE UN MATTATORE»

Il candidato naturale a guidarlo sarebbe il ministro dell'Economia, Daniele Franco; lo farebbe volentieri lo stesso segretario del Pd, ma sa che i tempi non sono maturi: più facile dopo le elezioni. Letta, spiega insomma chi gli ha parlato, «vorrebbe essere percepito come il continuatore dell'agenda Draghi. Lo considera fondamentale per vincere le Politiche nel 2023». Non mancano gli ostacoli, ovviamente. Uno, grosso, sarà convincere i parlamentari (iniziando da quelli del suo partito e dei Cinque Stelle, terrorizzati) che un altro governo è possibile e dunque si potrà eleggere Draghi capo dello Stato senza provocare lo scioglimento delle Camere. L'altro grande problema è la presenza di Matteo Salvini nella maggioranza. Ogni volta che la tensione tra lui e Draghi si alza, i piddini pregano che sia la volta buona per il patatrac. Separato il Carroccio da Forza Italia e trasformata la maggioranza di governo nella "coalizione Ursula", il resto sarebbe in discesa. Così provocano Salvini in continuazione, come ha fatto ieri Bettini dicendosi «convinto che la Lega strapperà, è nella logica delle cose». L'ex ministro dell'Interno, intanto, si guarda bene dallo spezzare la corda. Sarà il gioco dei prossimi mesi: Letta e compagni impegnati a gettare altra benzina sul fuoco, sperando che accada l'irreparabile tra Salvini e Draghi. Per poi autoproclamarsi salvatori del Paese, intitolarsi l'elezione dell'ex presidente della Bce al Quirinale e presentare Letta come l'unico che può proseguirne il lavoro. 

 

 

 

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