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Morisi e FdI, crolla tutto: "La macchina del fango si è già fermata?", la prova del "complotto elettorale"

Pietro Senaldi

La macchina del fango rossa si è già inceppata. Funziona come info -intrattenimento, perché giovedì sera Piazza Pulita ha superato il 7% di share, dato storico per la trasmissione di La7, ma oltre il talk -show, la notizia è debole, vecchia e già finita. Parliamo, per chi non lo sapesse, dell'inchiesta di FanPage, ripresa da Corrado Formigli, sulle infiltrazioni neofasciste in Fratelli d'Italia e nella Lega. Dieci giorni fa sembravamo all'aperitivo: un video dove l'eurodeputato meloniano Fidanza scimmiottava il saluto romano e un altro nel quale era tentato di accettare un finanziamento in nero per un aperitivo elettorale. Per l'altro ieri ci si aspettava il piatto forte, invece sono stati serviti dessert e ammazzacaffè. Prima si è dovuto constatare che Fidanza non è indagato per apologia di fascismo. Poi che non ha preso nessun soldo anzi che, dietro insistenza del giornalista che si fingeva un potenziale investitore, ha specificato che non si accettavano soldi in contanti, indicando il conto sul quale provvedere al bonifico. Naturalmente questo filmato, che smonta l'inchiesta, non è stato mandato in onda. Meglio due ore di chiacchiere in cui si filosofeggiava di come l'Italia sia alla vigilia di un'imminente dittatura nera. Ma cosa è andato in onda quindi giovedì sera, nella seconda puntata di Piazza Pulita dedicata al neonazismo ai giorni nostri? Un delirio di Borghezio, ex parlamentare bossiano che Salvini ha allontanato dal partito, il quale pianificava una terza Lega. «Siccome Matteo è debole» filosofeggiava il bollito di estrema destra, «dobbiamo infiltrare una nuova leva di classe dirigente». Chi? Quando? Dove? Sa Dio. Ma poi, fino a dieci minuti prima la sinistra non sosteneva che le difficoltà del Capitano leghista favorirebbero il moderato Giorgetti?

 

 

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BUFALE E DELIRI

Altra bufala servita nel piatto è l'eurodeputato Angelo Ciocca presunto nazi-leghista. Perché? Perché sette anni fa incontrò Jonghi Lavarini, fascistone un po' tocco, dichiarandosi a sua disposizione, frase standard di cortesia che l'onorevole pronuncia a chiunque lo chiami al telefono. Per rinforzare le accuse è stato mandato in onda venti volte un video in cui sempre Ciocca diceva che «bisogna fare come i soldati italiani nella prima e nella seconda guerra mondiale...». Cioè precisamente cosa? Non si sa. Poi si è appreso che si trattava della campagna per le Europee di tre anni fa, dove Ciocca fu campione di preferenze, e che si riferiva alla missione degli eurodeputati italiani, che a Bruxelles devono difendere strenuamente gli interessi patri. Il che per la sinistra e Formigli equivale a un tentativo di golpe. Altro servizio dedicato a quella fascistona di Silvia Sardone, sorpresa a distribuire pacchi del banco alimentare. E pensare che viene da Forza Italia e anche i morti sanno che è approdata alla Lega solo dopo che gli azzurri le hanno negato l'assessorato in Regione Lombardia malgrado avesse portato più voti di tutti. Però era ripresa con Max Bastoni, consigliere del Carroccio che flirta con Lealtà e Azione, movimento di estrema destra, e si vanta di aver avuto un padre fascista. Io non appartengo al club, neppure se risalgo di due o tre generazioni e allargo l'albero genealogico, ma lui non mi pare il solo in Italia. Quanto alle infiltrazioni dell'estrema destra dentro la Lega e Fdi, il servizio di Piazza Pulita, e il dibattito in sala seguito al cineforum parrocchiale di Formigli, hanno dimostrato che non sono Salvini e Meloni a razzolare e raccattare nei bassifondi neri. Non c'è nessun allarme neofascismo, e tantomeno neonazismo, in Italia. Ci sono poche centinaia di estremisti che vanno in piazza con il braccio alzato, che sono filmati, conosciuti e tenuti a bada dalle forze dell'ordine, che ne garantiscono l'inoffensività, e che tentano disperatamente di infiltrarsi nella destra parlamentare, che le respinge, pur andando malauguratamente incontro a qualche caduta di stile, un po' per leggerezza, un po' perché i fessi ci sono anche a destra. La sinistra vi si attacca e processa i leader. Ieri la Meloni ha detto a chiare lettere che non c'è posto per i fascisti in Fdi e forse per un po' la lasceranno in pace. Quanto a Salvini, ci ha pensato un rammaricato Borghezio, ripreso a sua insaputa nel video de La7, a far sapere al mondo che la Lega di Matteo non ha nulla a che vedere con il fascismo. Insomma, in tre anni di inchiesta, alle costole del camerata Jonghi Lavarini, che a sinistra prendono sul serio e a destra considerano un fenomeno da baraccone, FanPage è riuscita solo a produrre riprese deliranti in cui il suddetto cuore nero milanese progetta marce su Roma ma non arriva neppure in Corso Italia e millanta rapporti stretti con persone che lo sminuiscono. Quanto a La7, ha trasmesso immagini d'archivio sospese nel tempo e decontestualizzate. Manca il filo narrativo, e non trovarlo in tre anni di lavoro la dice lunga. C'è solo una giustapposizione di frasi e immagini che vogliono colpire ma non dicono nulla.

 

 

 

MACCHÉ MINACCE

Un'inchiesta talmente debole che finisce qui. «Non ci sarà una terza puntata» fa sapere Francesco Cancellato, direttore di FanPage, «perché siamo stati minacciati e ci fermiamo». Questa non se la beve neppure Paolo Berizzi di Repubblica. L'inchiesta chiude perché non c'è più nulla e per andare avanti FanPage e Formigli avrebbero dovuto mandare in onda i cinegiornali del Ventennio. Infine, due episodi in cui la macchina del fango si è trasformata in una pozzanghera nella quale i censori della sinistra sono caduti con entrambi i piedi. Caso Morisi: l'ideologo della Bestia, la macchina social salviniana, ci ha rimesso il posto per un festino omo in cui è stata consumata droga. Le circostanze sono sospette e lasciano intendere che lo spin doctor leghista sia caduto in un trappolone, magari tesogli da qualcuno a cui l'ex ministro dell'Interno ha pestato i piedi. Fatto sta che Morisi è finito sotto inchiesta, sospettato di aver ceduto stupefacenti, ma sta per essere tutto archiviato: è stato dimostrato che non c'è stata violenza, non c'è stato sfruttamento e la droga l'avevano portata i ragazzi. Caso fondi neri a Fdi e Lega. Il giornalista di FanPage, sotto le mentite spoglie di un imprenditore desideroso di finanziare i due partiti, ha offerto il denaro ripetutamente. Dalla Lega ha ricevuto solo rifiuti. Da Fratelli d'Italia un "ni" diventato presto un no definitivo. L'inchiesta si chiude con un trolley dove ci sarebbe dovuto essere denaro ma che invece conteneva testi della Costituzione recapitato non si sa da chi né soprattutto a chi. Probabilmente a Jonghi Lavarini, il quale non si sa se della vicenda sia il pollo, l'utile idiota o l'amico del giaguaro. Sipario. Il lavoro è fatto, l'ordine dei giornalisti si complimenta perché la destra è stata lordata, la sinistra da salotto fa finta di essere spaventata dalle recrudescenze fasciste, Meloni e Salvini sono spinti un po' più nel ghetto, La7 fa ascolti e il carrozzone riprende la via.

 

 

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