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Superbonus, una trappola per i cittadini onesti: ecco perché saranno loro a pagare per i furbetti

Sandro Iacometti
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Cos' hanno in comune le spiagge e le ristrutturazioni edilizie? Nulla, a parte i soliti furbetti che hanno sfruttato la situazione per fare soldi a spese dello Stato. Nel primo caso c'è chi, pagando una concessione irrisoria, ha addirittura subaffittato il proprio stabilimento a prezzi esorbitanti. Nel secondo le autorità avrebbero già accertato truffe sui bonus per la casa per circa 850 milioni. Ed ecco la soluzione: gare pubbliche per gli arenili e inasprimento su certificazioni, visti e carte bollate per il superbonus al 110%. Problema archiviato? Non proprio.

 

 

 

 

 

La fine anticipata delle concessioni metterà nei guai tutti quegli imprenditori per bene che avevano investito (contraendo mutui) sulla base di una prospettiva temporale stabilita dalla legge. La stretta sui requisiti e sui controlli per il credito d'imposta riporterà la misura che ha fatto felici migliaia di proprietari di casa e rilanciato il settore delle costruzioni (ergo, più Pil e più occupazione) nel pantano della burocrazia, ritrasformandola in una trappola da cui stare alla larga. Ambiti diversi, stessa logica: per tentare di rendere la vita difficile ad approfittatori e truffatori si complica terribilmente quella di aziende e cittadini onesti.

 

 

 

 

 

Già, perché in Italia, per quanto possa sembrare strano, esistono anche loro, quelli che seguono le regole, pagano le tasse, versano i contributi e non commettono reati. Come finisce lo sappiamo già. Basta guardare ciò che succede con l'evasione fiscale. Chi non ha nulla da nascondere viene passato ai raggi x e messo sul banco degli imputati, gli altri se la spassano senza problemi, sottraendo ogni anno un centinaio di miliardi all'erario.

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