Tiggì

No-vax, quei titoli sbagliati: non ci sono soltanto violenti, l'errore contro il popolo anti-siero

Iuri Maria Prado

Lunedì un noto telegiornale dava la notizia dell'ennesima operazione di polizia contro «i No vax e i No Green pass». Poi si scopriva che era un gruppo di supposti facinorosi, deliranti o esplicitamente violenti che preannunciavano aggressioni e vandalismi: ma il messaggio spacciato era quell'altro, e cioè che non si trattava di Tizio o Caio, cui si imputava la responsabilità di specifici atti illeciti, ma «dei No Vax», «dei No Green Pass». 

 

Come se si discutesse di un'intera e omogenea categoria sociale e come se essere contro il Green Pass o persino contro i vaccini costituisse un illecito in sé. Anche chi - e questo giornale è in prima linea su questo fronte ritiene di dover contrastare duramente la renitenza alla regola vaccinale, dovrebbe tenere alta sorveglianza sul pericolo costituito da certi fraintendimenti. Perché essere contro il Green pass e addirittura contro il vaccino costituisce un pieno diritto, e dovrebbe essere garantito il pieno diritto di manifestare questa convinzione. 

 

Ma se corrono titoli come quelli adoperati da quel telegiornale, significa che questo assunto elementare è tutt'altro che rispettato e, anzi, impera ormai l'idea opposta: e cioè, appunto, che essere e dirsi contro quegli strumenti di contrasto dell'epidemia rappresenti intrinsecamente un delitto. È sottile il confine tra il il rigore e la soluzione illiberale: bisognerebbe rispettarlo, e si comincia prestando attenzione alle parole.