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Non solo Juventus, plusvalenze: così fan tutti. Ecco perché la Serie A è in pericolo

Fausto Carioti
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Le plusvalenze gonfiate stanno al calcio come le bugie stanno alla politica: l'uno non può più esistere senza le altre. Questo per dire che la Juventus ha commesso un probabile errore e ha avuto una sicura sventura. Il primo è stato abusare della inevitabile discrezionalità che accompagna le transazioni del calcio mercato. Nel 1978 il Lanerossi Vicenza riscattò Paolo Rossi dalla società bianconera per 2,6 miliardi di lire: fu scandalo nazionale e Franco Carraro si dimise dalla presidenza della Figc. Cifra immorale che nessun calciatore può valere, diceva il coro.

 

 

Adesso sono le stesse società a tenere volutamente alti i valori dei tesserati che si scambiano a vicenda, in modo che la valutazione del ceduto risulti più alta della cifra per cui è iscritto a bilancio. Il risultato, di regola, è un guadagno per entrambe, anche se soldi veri tra i due club ne transitano pochi o zero. Peggio sono messi i conti, maggiore è l'incentivo a usare l'espediente. Del resto, in un mondo di cifre iperboliche, chi può dire se i 62 milioni di euro per cui è stato valutato Miralem Pjanic, ceduto al Barcellona, corrispondono o no al prezzo di mercato? Chi, o cosa, determina quel prezzo, non essendoci una trattativa continua come avviene per i titoli scambiati in Borsa?

 

 

La sventura della società bianconera, come dimostrano le carte dell'inchiesta giudiziaria pubblicate oggi su Libero, è stata proprio quella di ricadere sotto la competenza della procura di Torino, che a differenza di altre pare convinta di poter stabilire il valore reale dei pedatori ceduti e acquistati. La domanda, allora, è cosa accadrebbe se gli stessi criteri dei pm torinesi fossero adottati dalle altre procure. Proprio perché certe cose si fanno in due, tutto lascia credere che l'inchiesta sia destinata presto ad allargarsi, e magari a varcare i confini nazionali. Se passa il principio per cui il valore oggettivo di un calciatore può essere stabilito da un pool di toghe, e la legge è davvero uguale per tutti, ne vedremo delle belle. Altrimenti avremo visto l'ennesima inchiesta buona solo per garantire agli inquirenti titoli e notorietà. Perché il valore dei calciatori sarà spesso gonfiato ad arte, ma lo stesso si può dire di quello di molti magistrati.

 

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