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Antonio Socci, l'elogio del silenzio contro la dittatura del rumore e della polemica

Antonio Socci
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Anche Ernesto Che Guevara ha fatto cose buone. Mi sono imbattuto in un suo pensiero che mi sembra utile oggi: «Il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi». È un suggerimento prezioso nella sarabanda su vaccini e Green Pass che continua da mesi a imperversare sui media. Ci vuole una moratoria. Nessun bavaglio o censura, solo un'autodisciplina che regali a tutti un po' di quiete. Spero che l'atmosfera natalizia metta fine all'isteria collettiva. In fondo tutto è stato già detto (anche tante fesserie) e continuare a urlarsi addosso rende irrespirabile il clima. Il silenzio potrebbe far ripensare alle cose gridate con tanta veemenza con qualche riflessione autocritica: per esempio il silenzio dei reparti di terapia intensiva ha indotto molti a rivedere le proprie idee. Quanti improvvisati virologi e quanti esperti imprudenti abbiamo sentito pontificare in questi mesi e quanti laureati all'università di Twitter. Possiamo farne a meno per un po'? Diceva Karel Capeto: «Immagini il silenzio se tutti dicessero solo quello che sanno?». Del resto la frase di Guevara riformula la massima di Von Clausewitz secondo cui «la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi». In effetti la guerra arriva quando la politica si arrende e non è più capace di risolvere i problemi. In pratica la guerra è la sconfitta della politica che vive del dialogo e del compromesso. Dovrebbero rifletterci attentamente i politici e soprattutto i grandi leader del mondo che proprio in questi giorni moltiplicano bellicose dichiarazioni e rischiano di farci precipitare in un incubo peggiore del Covid.

 

 

 

VENTI DI GUERRA

Venti di guerra soffiano fra Stati Uniti e Russia per l'Ucraina (con la Ue che balbetta) e soprattutto in Asia, per le mire della Cina comunista su Taiwan. Anche in questi casi siamo di fronte a fallimenti della politica, a leadership troppo deboli o troppo forti che si urlano addosso. Occorre il silenzio e la saggezza della politica che sappia scongiurare rovinosi conflitti. Non grida di guerra. Stupisce che qualcuno, sui media, sembri già pronto a indossare l'elmetto invece di far presenti i rischi e suggerire dialogo e moderazione. Il solito «armiamoci e partite». Come se non ci avessero insegnato niente le recenti (disastrose) guerre in Libia e in Siria... Non abbiamo bisogno di chiassosi incendiari, ma di silenti e operosi pompieri. Ma il silenzio non è solo un valore laico, prezioso nel dibattito pubblico e in politica. C'è anche «il grande silenzio», come recita il titolo di un noto film sui monaci della "Grande Chartreuse". Il cardinale Robert Sarah ha scritto, in dialogo con Nicolas Diat, un libro prezioso, con la prefazione di Benedetto XVI: La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore (Cantagalli).

PAROLA E VERBOSITÀ

È una lettura piena di suggestioni e di poesia. Il cardinal Sarah è un vero maestro spirituale ed è il suo amore per il silenzio e la preghiera - sottolinea il papa emerito - «che poi gli permette di riconoscere i pericoli che minacciano continuamente la vita spirituale proprio anche dei sacerdoti e dei vescovi, minacciando così la Chiesa stessa, nella quale al posto della Parola nient' affatto di rado subentra una verbosità in cui si dissolve la grandezza della Parola». Il silenzio dunque è fondamentale nella vita cristiana. Diat inizia il suo dialogo col cardinale raccontando che il libro è nato dall'amicizia del prelato con un monaco certosino: «fra Vincent. Stroncato da una sclerosi a placche, il giovane religioso sapeva che stava arrivando la fine della sua vita. Nel vigore dell'età giovanile, si era ritrovato paralizzato, inchiodato al letto dell'infermeria, condannato a subire protocolli medici impietosi... La forza del silenzio non sarebbe mai esistito senza fra Vincent. Egli ci ha mostrato come il silenzio in cui la malattia lo aveva immerso gli permetteva di entrare sempre più profondamente nella verità delle cose. Le ragioni di Dio sono spesso misteriose. Perché ha voluto mettere a così dura prova un giovane gioioso che non chiedeva niente? Perché una malattia così crudele, così violenta, così dolorosa? Perché quest'incontro sublime tra un Cardinale giunto al vertice della Chiesa e un malato rinchiuso nella sua stanza? Il silenzio è stato il silenzio di questa storia... Il silenzio era l'ascensore verso il cielo... Chi è venuto a prenderlo senza pronunciare una parola? Dio». È nel silenzio che Dio si è fatto uomo ed è risorto. Il silenzio di Dio è un abisso per noi incomprensibile, ma in cui misteriosamente egli opera e ci salva con i fatti: «L'incontro con fra' Vincent è stato un assaggio di eternità... Quella domenica primaverile, quando fra Vincent ha raggiunto gli angeli del cielo... regnava una grande pace su tutto il monastero». I monaci della Certosa partecipano del silenzio operoso di Dio per la salvezza dell'umanità. Il loro motto è: Stat Crux dum volvitur orbis, la croce di Cristo resta salda mentre il mondo passa.

 

 

 

IMPOSSIBILITÀ DI COMUNICARE

Non solo monaci. Conosco anche, per esperienza diretta, persone tuttora giovani, che - perfettamente coscienti - sono condannate al silenzio, da anni, dalla malattia. L'impossibilità di comunicare, anche con altri mezzi, fa soffrire tanto quando comunicare è essenziale. Ma quel silenzio è anche pieno di una ricchezza sconosciuta quando c'è Dio nel cuore. Sono loro i veri eroi del nostro tempo che compensano «la dittatura del rumore» partecipando, nel silenzio, alla grande opera della salvezza dell'umanità. Il Re del mondo è nato nel silenzio di una grotta e la sua Grande Politica per salvare gli uomini sboccia dal silenzio. Il suo silenzio è pieno di avvenimenti di cui il mondo non si accorge. Come ha scritto George Bernanos: «Il Verbo si è fatto carne... e i giornalisti di quel tempo non ne hanno saputo nulla!». Eppure è l'unica notizia importante dall'inizio del mondo: la Buona Notizia. E continuiamo a "bucarla", tutti presi dalle chiacchiere del mondo. «Contro la dittatura del rumore», ripete il cardinale Sarah e con lui il papa emerito a cui è dedicato il libro: «A Benedetto XVI, grande amico di Dio, maestro di silenzio e di preghiera». 

 

 

 

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