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Quirinale, i timori di Calenda e Toti dopo le parole di Draghi: indiscreto dalle sacre stanze

 Carlo Calenda

Antonio Rapisarda
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Se il peso massimo dovesse sciogliere le riserve, togliendo di mezzo la necessità dell'ago della bilancia e dunque del quarto (quinto o sesto o...) scrutinio, che cosa ne sarà del nascente "grande centro"? Detto in altri termini. Con Mario Draghi che ha assicurato lunga vita al governo di larghe intese con o senza lui, le quotazioni della sua elezione al Colle più alto inevitabilmente lievitano depotenziando - eccome - i movimenti nella nebulosa centrista pronta, con altri nomi in campo, a far pesare i suoi voti a chiunque. Prima di tutto al centrodestra, ossia ai sogni quirinalizi di Silvio Berlusconi, ma anche al centrosinistra: in una riedizione 2.0 della politica dei due forni da cui far ripartire in grande stile la stagione del proporzionale. 

 

Ancora ieri mattina, spiegava il leader di Cambiamo Giovanni Toti, si parlava apertis verbis di un nuovo soggetto, di «una nuova Margherita di centro con tanti petali», determinante a partire dall'elezione del successore di Mattarella. Il campo sgomberato qualche ora dopo dalla viva voce del premier rischia però di far appassire sul nascere la neo-Margherita: quel contenitore che per Toti dovrebbe includere lui e Brugnaro con Italia Viva, Udc, Idea, Clemente Mastella fino ad Azione di Carlo Calenda e tutti i malpancisti di Forza Italia e Pd vogliosi di perpetuare l'esperienza di governo draghiana. In attesa di sviluppi dal convitato di pietra, nonché dal vertice del centrodestra "allargato" convocato per oggi a Villa Grande, proprio allo schema del governissimo si sono aggrappati ieri i pochi che hanno commentato le parole del premier. Per il leader di Noi con l'Italia Maurizio Lupi «non si vedono le ragioni per cui la responsabilità che ci siamo assunti a febbraio di sostenere il governo Draghi debba venire meno e non possa continuare». D'accordo Antonio De Poli: «La parola d'ordine è stabilità per garantire le migliori condizioni per la ripartenza dell'Italia». 

 

Più schietto Carlo Calenda: «Draghi davvero in splendida forma. Alcuni passaggi già da Presidente della Repubblica», ha commentato il fondatore di Azione. Cosa escogitare dunque per frenare l'ascesa del premier? «Solo con un impegno forte e unitario dei partiti e l'assicurazione di un sostegno convinto per un ambizioso patto di fine legislatura, riusciremo a tenerlo alla guida del governo». A un anno dalla scadenza naturale, con la campagna elettorale che incombe, sembra proprio un "vaste programme".

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