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Silvio Berlusconi al Quirinale? Missione impossibile, perché l'Italia non è un paese decente

Iuri Maria Prado
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Berlusconi non diventerà mai presidente della Repubblica. Lo hanno sempre saputo i suoi sostenitori. Lo hanno sempre saputo i suoi avversari. Lo ha sempre saputo lui stesso. L'hanno sempre saputo tutti. Ma il realismo che fa accantonare quell'ipotesi e la mette tra le cose semplicemente impossibili non basta a chiudere il discorso. Perché a riaprirlo basterebbe il gesto di resipiscenza di un ordinamento di potere che ha espulso Berlusconi per motivi abietti, per avversione antropologica, per conformismo sottoculturale.

 

Tutti i difetti di Berlusconi, tutti i suoi limiti, tutte le sue promesse mancate, persinole sue tante e strepitose bugie, non  c’entrano assolutamente nulla conla pregiudiziale che l’ha veramente determinata: che non sta in quella somma di caratteristiche ed esperienze discutibili, ma nel curriculum che finisce nella sentenza che condanna per evasione fiscale il primo contribuente italiano.

 

Il Paese perbene, democratico, progressista, ha assistito ora inerte, ora con compiacimento, all’editorialismo e alla presunta giustizia che facevano il loro corso sulla scorta di quel teatro incriminatorio. Quel Paese potrebbe emendarsi mettendo al proprio vertice Berlusconi non “anche se”, ma “proprio perché” era suo avversario. Ma sarebbe il Paese decente che non è.

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