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Mario Draghi, la frustata di Roberto Formigoni: "Sulla gestione della pandemia non siamo più i migliori"

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Roberto Formigoni
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Ma non eravamo diventati i migliori d'Europa nella lotta al Covid e alle sue conseguenze? Sì, era così, e parlo di questa estate, e parlo di poche settimane fa, quando le vaccinazioni procedevano spedite, tutte le regioni erano in zona bianca, il numero dei contagiati e dei decessi era ai minimi livelli, sapevamo che era in arrivo la variante Omicron ma eravamo pronti a fronteggiarla e respingerla: eravamo proclamati i migliori. Come è finito tutto questo? Perchè oggi i bollettini quotidiani riportano gli stessi scenari - o peggio - di un anno fa, oltre 250mila contagi al giorno - mai toccati finora -, l'indice di positività che cresce a balzi (in questi giorni sfioriamo il 25%), gli ospedali che cominciano a essere strapieni, in Lombardia (!) reparti dedicati ad altro tipo di malati evacuati par far posto ai malati di Covid, in Sicilia i primari che annunciano di essere ormai costretti a scegliere chi curare (e quindi chi lasciare alla sua sorte) perché il sistema non ce la fa più.

 

 

 

PERCHÉ?

E anche il numero dei decessi, dapprima contenuto, sta salendo a un ritmo impressionante, nell'ultima settimana tra i 200 e i 300 ogni giorno, anche se questo dato è l'unico meno negativo rispetto all'anno scorso, quando i morti erano migliaia ogni giorno, ma allora il vaccino non era ancora stato reperito. Dunque, torno alla domanda iniziale: perché è successo? La risposta è secca, e indica molte responsabilità: perchè il modello-Draghi nel momento decisivo non ha funzionato. Avvertiti dall'escalation di Omicron in Gran Bretagna, il Consiglio dei Ministri- tra Natale e Capodanno- ha esaminato una misura drastica ma irrinunciabile, l'obbligo vaccinale per i lavoratori dei trasporti e della ristorazione. Ma l'ha accantonata: causa forse le divisioni sul futuro inquilino del Quirinale? Lo vedremo ma ora, dopo aver perso una dozzina di giorni cruciali, il governo è costretto a decidere una misura ancora più drastica, l'obbligo vaccinale per gli over 50, senza neppure riuscire a spiegarla bene e a ottenere una unanimità convinta dei partiti di maggioranza. Anzi c'è chi continua a metterla in discussione, nonostante la metà dei ricoverati in ospedale, due terzi dei pazienti in terapia intensiva, il 90% dei morti non siano vaccinati. Esaminando la vicenda nel suo complesso pare che il governo abbia 'battuto in testa' per la prima (unica?) volta.

 

 

 

CONTRASTO SUL COLLE

Anche prima i partiti litigavano, tra loro e i loro governatori, e si dividevano in pubblico e in cabina di regia, ma nel Consiglio dei ministri bastava un cenno di Draghi per far scattare l'unanimità su ciò ha andava fatto, anche se era il contrario di quel che i partiti avevan discusso fino a un minuto prima. Questa volta il cenno di Draghi non è bastato. C'entra un contrasto sul prossimo Quirinale. 

 

 

 

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