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Covid, lockdown follia da evitare: ecco le dieci ragioni per non tornare a chiudere l'Italia

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 Lockdown a Milano

Pietro Senaldi
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Vietato avere paura, vietato tornare indietro, vietato chiudere. I menagramo del lockdown si sono già alzati in volo sventolando i loro camici bianchi ma non immacolati e mandando in sollucchero Conte e Speranza, ansiosi di tornare ai nefasti del passato. Siamo a 200mila contagi e 200 morti al giorno, ma la metà dei decessi è rubricabile alla voce suicidio anziché a quella Covid, perché riguarda cittadini che hanno deliberatamente deciso di non vaccinarsi. Gli altri sono quasi tutte vittime di patologie pregresse a cui il Covid ha fatto da acceleratore, ma non sempre. In Italia muoiono duemila persone di tumore ogni giorno ma lo Stato non pensa di abolire le sigarette o le bevande zuccherate, prodotti sui quali anzi guadagna con le tasse. Così come non sono vietate le automobili anche se fanno 1.400 vittime l'anno. Di seguito elenchiamo dieci motivi per cui a nostro avviso, con i vaccini, non chiudere resta ancora un rischio calcolato, esattamente come Draghi disse nove mesi fa, riaprendo e restituendo l'Italia.

 

 

 

1) Quando abbiamo fatto il lockdown, due anni fa, non conoscevamo il Covid, non sapevamo come curarlo e portavamo via i morti con i camion. In due mesi abbiamo avuto quasi 50mila decessi in più rispetto alla media, per di più concentrati in un'area territoriale limitata. Con il secondo lockdown, l'anno scorso, avevamo 5-600 morti al giorno a fronte di 18-19mila contagi, oggi abbiamo 200 decessi per 200mila contagi: le condizioni sono radicalmente diverse. I numeri ci dicono che la quarta ondata è molto meno letale delle precedenti e non giustificano nuove chiusure.

2) I cittadini che si sono vaccinati, e che lo faranno per tre volte in sei mesi, ovverosia la stragrande maggioranza, hanno siglato un patto con lo Stato: io mi fido di te e tu in cambio mi lasci libero di vivere. Vaccinare e rinchiudere sarebbe anti-liberale e finirebbe per dare ragione ai no vax: lo Stato non può trattare allo stesso modo chi ne segue le indicazioni e chi invece le trasgredisce.

3)Oggi sappiamo chi rischia la vita se si ammala e chino. Salvo rarissime eccezioni, il 50% dei decessi giornalieri è rappresentato da non vaccinati, quasi tutti ultrasessantenni. L'altra metà è costituita da vaccinati ma per lo più ultraottantenni con due o tre patologie gravi pregresse. In tutto parliamo di massimo tre milioni di persone. I no vax di mezza età scelgono di rischiare, gli ultraottantenni malati possono essere protetti o mettersi loro stessi in sicurezza, facendo una vita attenta e ritirata. Non possiamo tenere in gabbia il 95% della popolazione per preservare il 5%, la metà del quale si espone deliberatamente al pericolo.

4)Sappiamo che il Covid è malattia stagionale. Picchia da novembre a tarda primavera, poi allenta la morsa. Chiudere due settimane o anche tutto gennaio, non serve a debellare il virus, e neppure a limitarlo: osi ferma il Paese fino a metà maggio, ma non ce lo possiamo permettere, oppure quando riapri tutto riparte più forte di prima. Se, come dicono i medici, il Covid è destinato a trasformarsi in male endemico, bisogna farlo circolare, specie adesso che la variante Omicron non ti manda al cimitero.

5) Il tasso di mortalità attuale tra i vaccinati è dello 0,1%, uno su mille. È lo stesso dell'influenza, e più o meno simile è il profilo delle vittime. Negli anni neri l'influenza colpiva fino a sedici milioni di italiani, senza che nessuno spargesse terrore o fosse colto da isteria, tantomeno parlasse di chiusure.

 

 

 

6) Capitolo scuola: chiuderle sarebbe una follia. Stiamo cercando di far vaccinare i bambini: inocularli per lasciarli a casa sarebbe una presa in giro, tanto più che i minorenni non patiscono danni gravi dal virus. Inocularli per proteggere i nonni è aberrante, egoista e contro natura: significa sacrificare le vite che devono sbocciare per preservare quelle che si sono già consumate nonché distruggere il futuro del Paese. Meglio andare a scuola e casomai tornare a vedere i nonni quando arrivano i primi caldi.

7) Il criterio di calcolo dei contagiati è sbagliato. Ai fini della tenuta del sistema sanitario e del contenimento della mortalità contano i ricoverati, non i positivi, che sono per il 60% asintomatici e per un altro 30% hanno sintomi lievi. Come chiedono le Regioni, bisognerebbe calcolare solo chi è in terapia intensiva o ricoverato per Covid, mentre oggi viene classificato come ospedalizzazione per il virus anche il caso di chi va in clinica per farsi operare di tonsille o appendicite e viene incidentalmente scoperto positivo pur stando bene. Questo criterio di calcolo arricchisce le strutture sanitarie ma diffonde un panico ingiustificato e condiziona le scelte del governo in termini di restrizioni.

8) I morti reali a causa del Covid sono meno di quelli ufficiali. Lo sostengono i luminari Zangrillo e Vaia ma di fatto ormai lo ammette anche il Comitato Tecnico Scientifico. L'Italia classifica ogni decesso di un positivo come morte per Covid, anche se avviene per un tumore o un infarto. Gli altri Paesi sono più scrupolosi prima di attribuire la causa di un decesso al virus; questo significa che in realtà da noi le cose vanno meglio non solo di come sembra ma anche di come sta andando negli altri Paesi.

9) L'Italia ha preso in prestito dall'Europa 128 miliardi per uscire dalla crisi economica amplificata dal Covid. Nel 2021 siamo cresciuti del 6,3%, recuperando solo parzialmente la perdita del 9,6% subita nel 2020. Si calcola che il virus abbia fatto chiudere un attività su tre e messo in ginocchio interi settori, come il turismo, che in due anni ha perso più di cento miliardi. Chiudere ci porterebbe al collasso economico e una nazione povera non è in grado di curare i suoi malati, non solo quelli di Covid.

10)Chiudere significa tornare indietro all'era pre-vaccini. Sarebbe una sconfitta della scienza, della politica, della società, della medicina. Il fatto che siamo alle prese con la quarta ondata di Covid dimostra che le chiusure non sconfiggono il virus ma solo l'economia, l'istruzione e la società. Se chiudessimo ritorneremmo in un incubo. Un anno fa speravano nei vaccini e nella mutazione della malattia, che diventasse più contagiosa ma meno grave. Adesso abbiamo tutto quello che speravamo, compreso mezzo governo diverso. Arrivati nella stanza dei bottoni, Draghi, Figluolo, Salvini e Berlusconi non possono comportarsi come Conte, Casalino, Arcuri e Speranza. 

 

 

 

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