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Joseph Ratzinger, abusi e pedofilia? Vergogna in Vaticano, da dove arriva il fuoco amico: indiscrezioni, chi lo vuole far fuori

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Perché l’hanno abbandonato come il Nazareno sul Golgota? Di tutta questa vicenda l’aspetto che dice lo stato rovinoso della Santa Chiesa è la solitudine in cui sono stati lasciati l’anima buona e il corpo inerme del Papa emerito, 95 anni, che avvolto nelle sue bianche vesti, sul seggiolone con grandi ruote, pare proprio un bambinetto in fasce. Dichiara di avere il cuore spezzato per gli abusi che di certo hanno subito molti ragazzini da parte di sacerdoti infami. Ma lui mai e poi mai ha favorito con il silenzio, o la distrazione, lo sfregio profondo e irreparabile inflitto a chierichetti e ragazzini. Lo dice senza titubanze. Ma allora perché la notizia di prima pagina appare ovunque, forcaiola senza alcun dubbio, niente presunzione di innocenza, e lui solo, un corpo morto e vilipeso.

Ma la domanda che ci facciamo è: perché non sono accorsi intorno al piccolo monastero dedicato alla Madonna dove vive in Vaticano delegazioni di fedeli, manipoli di cardinali, guardie svizzere, e una parola semplice semplice del Papa: «Di Benedetto mi fido. Benedetto non è uomo che menta». Niente di tutto questo. La sala stampa vaticana ha diffuso un comunicato dove non si spende una parola per questo "nonno della Chiesa" (definizione di Francesco). Si scrive che nei prossimi giorni «si esaminerà il voluminoso incartamento», manca una frasetta: «Noi crediamo al Papa emerito, la sua vita è chiara come acqua di fonte».

 

 

Povero Ratzinger, stupisce che regga. Da cardinale e poi da papa non ha mai avuto o un attimo di tregua da attacchi d'ogni genere. Un tribunale texano lo voleva estradare. Ci sono rapporti della CIA in cui si esplicita la volontà di fomentare e inventare accuse di pedofilia nei suoi confronti, perché non andava bene per gli assetti del mondo graditi ai progressisti. Dunque: gonfiare i casi di abusi in America, imputarne la responsabilità al «pastore tedesco» (titolo del Manifesto), scrivere e diffondere libri scandalistici contro di lui fingendo di difenderlo, in realtà usando documenti procurati dai servizi segreti (lo scrive il suo biografo ufficiale, Peter Seewald nel recente Benedetto XVI - Una vita, 1400 pagine, di cui alcune centinaia sono dedicate alle aggressioni subite da quest' uomo delicato e candido), per indebolirlo e privarlo delle forze necessarie a guidare la Chiesa.

Insistono ancora. Vero è che papa Benedetto ha nel suo stemma un orso. Ma non dovrebbe essere vietata nei Paesi civili e in Vaticano la caccia all'orso? Niente da fare. Devono aver concesso ai predatori tedeschi una licenza speciale. E così ieri è stato diffuso un dossier, preannunciato per tempo e amplificato in una solenne conferenza stampa, scritto e presentato da avvocati che si sono auto definiti «commissione indipendente». Hanno appeso, senza alcuna possibilità di difesa, già stecchito e imbalsamato, il trofeo del vecchio pontefice. Una reputazione immacolata è stata ridotta a poltiglia servita con oculata lentezza e trangugiata dai golosi giornalisti come fosse il giudizio di Dio. L'anziano pontefice, 95 anni, inchiodato a una carrozzella, inerme come un bambino, ha provato a diramare una "smentita", in essa nega «rigorosamente ogni responsabilità». L'ha inviata a questa congrega di accusatori. L'avvocato Martin Pusch ha risposto che la posizione di Ratzinger «non è credibile».

Scrive Le Figaro lasciandoci cadere le braccia: «Gli esperti hanno detto di essere convinti che Ratzinger fosse a conoscenza del passato pedofilo di don Peter Hullermann, arrivato in Baviera nel 1980, dove ha continuato ad abusare di bambini per decenni senza essere perseguito». Ecco, gli accusatori «sono convinti» ma che razza di prova è mai questa? Vale di più della parola di un Papa che tra poco dovrà rendere conto a Dio? Del resto questa faccenda è vecchia come il cucco. L'avevano già lanciata i giornali tedeschi nel 2010. Finì lì, davanti all'evidenza della classica calunnia che resta però appesa sulla testa dell'innocente, finché qualcuno alla fine taglia il filo e la fa precipitare su chi ormai non ha chi lo difenda.

 

 

Stavolta hanno rifatto l'operazione con un apparato scenico, e una dotazione di numeri e tabelline statistiche, che rendono mediaticamente impossibile evitare la crocifissione di chi viene tirato in ballo, anche se questa sentenza è un orrore morale, una scarnificazione dei diritti umani, un saggio di barbarie anticristiana perpetrata a giudizio di chi scrive da mandanti frequentatori dei Palazzi Apostolici e delle Curie che sono stufi di quella presenza ormai silenziosa ma le parole e gli atti del quale sono incisi nel granito. Tattica antica. Una volta scorticata la credibilità di Benedetto anche i suoi insegnamenti sarebbero marchiati come opera di un protettore di pedofilia. Incredibile questa storia della pedofilia.

Quando nel 2019 ci fu il sinodo dedicato a questo tema, il Papa emerito, avendone informato la Segreteria di Stato e Francesco, pubblicò pagine di "appunti" sul Corriere della Sera. Spiegò con un racconto minuzioso di fatti ed episodi come la pedofilia fosse stata sdoganata nei seminari specie tedeschi dal trionfo ideologico e pratico del 1968, con la liberazione sessuale per cui in amore nulla è vietato. La classica mossa dei rapaci ne accusano come colpevoli l'innocente che li ha denunciati. Fu attaccato allora per la settantasettesima volta. Lui perdona settanta volte sette. Noi, come nei film di Sergio Leone, no, noi no. 

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