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Green pass, Pietro Senaldi bacchetta il governo: accanimento inutile, perché sbaglia

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Pietro Senaldi
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Ci avevano pensato sul serio. Volevano impedire a chi non ha fatto la terza dose e ai bis vaccinati da più di sei mesi, oltre ovviamente a chi non si è mai immunizzato, di andare al supermercato e comprare generi non di prima necessità, tipo profumi, giornali, forse anche bibite e merendine, giacché, pur trattandosi di cibo, non sono proprio indispensabili alla sopravvivenza. Più che un divieto, si sarebbe trattato di un accanimento, peraltro anche di difficile, ridicola e imbarazzante applicazione: file in cassa per controllare il certificato verde e scartare la merce ritenuta rinunciabile, magari blitz dei vigili o della polizia per mettere in riga pensionati e casalinghe, mentre i giovani extracomunitari possono molestare indisturbati le ragazze in piazza Duomo. Poi, improvvisamente, la divina provvidenza deve essere calata sulle teste dei nostri governanti, spargendoci sopra un po' di senso della misura, e la norma che ci avrebbe trasformato nella nuova Unione Sovietica, con lo Stato padrone che dice al cittadino cosa gli serve e cosa no, è stata e spunta dal'ultimo dpcm che regola l'accesso alle attività commerciali.

 

 

Meno male; ma lo stesso, da convinti assertori della necessità di vaccinarsi - lanciammo addirittura una campagna per l'introduzione dell'obbligo di siringa - noi di Libero riteniamo comunque eccessivo il provvedimento del governo, e in fondo forse pure inutile. Il dpcm infatti - sempre questo maledetto strumento che, quando vi ricorreva Conte, era diventato il simbolo del dirigismo antidemocratico del governo giallorosso - vieta a chi è privo di Green Pass di andare in banca o in posta a ritirare la pensione. Bisognerà farsi il tampone pure per prendersi le sigarette o andare in edicola. Sinceramente, forse a qualcuno, dalle parti di chi comanda, è scappata la frizione. La Francia cancella l'obbligo di mascherine all'aperto, Londra elimina il Green Pass, le terapie intensive non aumentano malgrado l'incremento dei contagi, i quali peraltro negli ultimi giorni hanno rallentato la corsa, Omicron si rivela quattro volte meno letale di Delta, abbiamo portato negli ultimi giorni decine di migliaia di cittadini reticenti a fare la prima dose, e noi diamo un ulteriore giro di vite alle norme. Così sembra non bastare mai. Siamo drogati di divieti.

 

 

I tecnici del ministero della Salute hanno sedato le coscienze. Rischiamo nei negozi le stesse situazioni grottesche delle scuole, dove i bambini possono andare se hanno il genitore positivo ma non se lo sono due compagni, dove le famiglie si stanno organizzando per non fare i tamponi ai figli, o farli solo di lunedì, di modo da non far scattare la quarantena per i compagni, per aggirare le regole che rendono le scuole aperte un'utopia e la didattica a distanza la realtà anziché un'eccezione. La sensazione è che queste nuove norme partano da un presupposto sbagliato, che vede il Green Pass come un fine e non come un mezzo. Sappiamo che il certificato verde non ferma il contagio, che infatti è salito, ma attenua solo la virulenza del Covid. Va bene così, ed è motivo sufficiente per vaccinarsi e spingere la popolazione a farlo. Ma il vaccino, e il conseguente certificato verde, devono essere propagandati come mezzi per stare bene, non per essere cittadini probi e di serie A. Perché se il Green Pass diventa uno scopo, allora non ci si deve stupire se cominciano a spuntare dei matti pronti a pagare saliva infetta per contagiarsi e ottenere il certificato verde senza passare dall'iniezione

 

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