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Vittorio Feltri, l'affondo: meglio Riccardo Muti di Pier Ferdinando Casini. Come è modesta la nostra politica

 Vittorio Feltri

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Diciamo le cose come stanno: la nostra non è più una Repubblica, è diventata piuttosto una monarchia mascherata. Infatti Mattarella permarrà al Quirinale per quattordici anni, la durata media di un re sul trono, se escludiamo Elisabetta d'Inghilterra, notoriamente immortale. La conferma del vecchio (ottant' anni) capo dello Stato è avvenuta in circostanze paradossali. I rottami dei partiti non sono stati in grado di selezionare un nome degno di essere preso in considerazione e, pur di non rischiare lo scioglimento delle Camere, hanno richiamato l'inquilino uscente allo scopo di prolungare la legislatura fino al suo termine naturale. Sull'interesse della Nazione ha prevalso quello dei deputati e dei senatori, il cui intento era ed è quello di conservare la poltroncina, l'indennità di carica e la famosa pensioncina.

 

 

 

Mattarella, che aveva giurato di voler tornare a casa sua, stanco di tagliare nastri e di predicare invano, una volta riarruolato dalla casta con un voto plebiscitario, ha fatto una clamorosa retromarcia ed è rimasto sul Colle felice e contento. Cose che succedono ma che non si digeriscono facilmente. Adesso tutti brindano alla brillante conclusione della tribolata vicenda quirinalizia e si gloriano per il risultato finale, senza rendersi conto di aver rimediato una figura di palta. Nessuno si accorge che un uomo di valore degno di occupare il gradino più alto delle istituzioni era alla portata di mano e che non fosse necessario dunque infliggerci una minestrina riscaldata. L'Italia è piena di personaggi di elevato spessore che nella vita hanno dimostrato di essere dei fuoriclasse pronti a rivestire un ruolo di assoluta responsabilità. Abbiamo industriali, avvocati, perfino magistrati (ed è tutto dire), letterati, artisti conosciuti nel mondo per la propria bravura, che sono stati trascurati dalla più scalcinata politica di ogni tempo.

 

 

 

Un esempio clamoroso: non si poteva scegliere Riccardo Muti, la cui cultura non soltanto musicale è universalmente rinomata? Il direttore d'orchestra ce lo invidia qualsiasi Paese civile, è un individuo senza macchia, preparato come pochi anche sotto l’aspetto dell’erudizione. Eppure lo abbiamo dimenticato, lui ed altri del suo calibro, privilegiandola candidatura di gente modesta, come Pier Ferdinando Casini, per fortuna bocciato,il quale cominciò a frequentare il Palazzo quando aveva i pantaloni alla zuava sotto l’egida della Dc, poi sotto quella di Forza Italia, prima di rifugiarsi nel Partito Democratico pur di non restare disoccupato. Ciò costituisce la prova provata che la politica nostrana è nel marasma, incapace di interpretare le aspirazioni dei cittadini i quali si rivelano sempre migliori, con tutti i loro difetti, di chi li amministra maldestramente.

 

 

 

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