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Alessandro Sallusti, lockdown, vaccini e Green pass: ora però il coraggio serve per riaprire

Covid, Madrid

Alessandro Sallusti
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È l'ora di avere coraggio, lo stesso usato prima per chiudere l'Italia tutta, poi per limitare attività e vite private, per introdurre il green pass e per vaccinare a manetta. Sono stati coraggiosi, siamo stati coraggiosi a fare e sopportare per due anni tutto questo, ma ora quel coraggio politico e civile va messo al servizio del ritorno alla normalità in parallelo con il diminuito rischio sanitario. Senza esitazione abbiamo sostenuto tutti i provvedimenti di guerra perché crediamo, a differenza di altri, che il nostro compito era contribuire a difendere la libertà più importante, quella di salvare vite e uscire al più presto e a ogni costo dalla pandemia il più velocemente possibile. Non ci siamo fatti distrarre da negazionisti, cialtroni e cinici opportunisti, hanno vinto vaccino, mascherine e green pass. Siamo stati dalla parte giusta ma ora ci siamo - non lo diciamo noi bensì tutti gli indicatori medici e scientifici -, è venuto il momento di allentare obblighi e divieti. Non ci illudiamo che tutto torni magicamente in ordine. Ancora ieri un no vax ha negato il permesso ai medici di fare una trasfusione di sangue al figlio senza la certezza che il donatore fosse anche lui no vax, cosa impossibile perché le sacche di plasma sono anonime e non c'è fondamento scientifico a tale richiesta. Ma va bene così, lasciamo gli integralisti no vax al loro destino (auguri a tutti, ovviamente) e occupiamoci delle persone serie, quelle che non hanno respinto, insultato e minacciato i pompieri quando la casa bruciava. Noi, che viceversa abbiamo aiutato a spegnere le fiamme, ora vogliamo rientrare in casa per riprendere una vita normale come è ovvio e giusto che sia. L'Italia è stata tra i primissimi paesi, quando ancora la pandemia era un oggetto misterioso, a dare un giro di vite alle libertà personali e imprenditoriali e oggi è tra gli ultimi ad allentarle. Penso che un eccesso di cautela produca danni quanto un eccesso di rigore. Solo che il rigore di allora era necessario, mentre la cautela di oggi è incomprensibile e non fa che alimentare una cultura del sospetto fino a ieri ingiustificata.

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