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Michela Biancofiore, l'affondo: "Se Berlusconi non vuole mettere una pietra tombale sulla sua dignità, rifondi il centrodestra"

Michaela Biancofiore

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Caro direttore, Mahatma Ghandi affermava «sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo». Fa bene Silvio Berlusconi a rimarcare di non essere in collera con gli alleati: Lega e FdI coprono al meglio le aspettative dei loro elettorati. Ma la colpa del patatrac del centrodestra è di Forza Italia o meglio di ciò che è diventata Forza Italia: una creatura assai distinta dal suo creatore e dai meriti della sua storia e - per dirla con Vittorio Feltri - i numeri degli associati sono ormai davvero da cabina telefonica.

 

 

Ho avvertito con affetto il presidente Berlusconi del progressivo doloroso sgretolarsi di Fi e ho affrontato sempre de visu coloro che ritengo responsabili. Ma sono stata costretta ad andarmene io, così come tanti che insieme a me hanno hanno fatto la storia vittoriosa del partito. La gestione fallimentare dei fautori del "meno siamo meglio stiamo", gli è costata una Presidenza della Repubblica che era davvero a portata di mano. Come fa a non essersi accorto che i primi a non credere nella sua possibilità concreta di salire al Colle non erano gli alleati, ma i suoi massimi dirigenti? Flirtavano con lo scetticismo di alcuni alleati, concretizzatosi nei franchi tiratori contro Elisabetta Alberti Casellati. Presidente del senato di Forza Italia, così come era di Forza Italia l'altro quirinabile, l'ex ministro degli Esteri Franco Frattini.

 

 

È dunque oltremodo curioso ed ingeneroso che il mainstream individui in Matteo Salvini lo sconfitto della partita del Quirinale. Se Berlusconi ha un difetto in politica, è quello di non sapersi attorniare dalle persone giuste. Nei giorni della battaglia quirinalizia gli avevo chiesto di farsi accompagnare nella sfida finale solo dagli amici di sempre, i Letta, i Confalonieri, i Dell'Utri, perché le affermazioni muscolari dei Tajani & co gli stavano provocando solo danni grossolani. Sono stata facile profeta. Ora nel magico cerchio che soffoca il Presidente si torna a parlare di rimuovere alcuni coordinatori regionali come se la colpa di strategie sbagliate, sconfitte e affermazioni strampalate, fossero ascrivibili agli eroici soldatini dei territori che tra mille difficoltà, tengono issata la bandierina. Ovviamente il piccolo potere dominante rimuove tutti e solo quelli che non sono considerati della propria tifoseria, tipico di ogni fine regime.

 

 

Credo per Berlusconi ormai ci sia una sola strada obbligata se non vuole diventare una stampellina del centrosinistra mettendo una pietra tombale sulla sua dignità e su un centrodestra che tutti i sondaggi danno ancora in forte vantaggio per le elezioni 2023: rifondare Forza Italia per rilanciare il centrodestra. È evidente che Berlusconi può ancora essere quel trait d'union dell'alleanza, oggi più che mai indispensabile tra due campioni in naturale competizione. Forza Italia è attualmente ricca di parlamentari e dirigenti di altissimo spessore messi nell'ombra, coraggiosi, in grado di ridare passione al progetto liberal nazionale e tanti altri pensatori, sindaci, ex presidenti pronti a rientrare se Berlusconi tornasse a fare Berlusconi anche allargando l'alleanza alla parte migliore dei 5 stelle. Il destino del centrodestra è nelle sue mani, ma passa dalla rivoluzione in Forza Italia. Non servono sciocchi editti contro gli alleati, ma verità e azioni con il fine della ricomposizione della squadra nel cuore degli italiani. 

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