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Mani Pulite, dopo trent'anni i magistrati star si dicono toghe eroiche a loro insaputa

Iuri Maria Prado
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Curioso l'argomento degli influencer in toga, che a trent' anni dall'inizio del teatro di Mani Pulite vengono ora a spiegare di essere stati senza lor colpa trasformati in eroi dai giornalisti. Non che l'argomento sia inedito. Il guaio è che questa loro impassibilità si manifestava nell'eterno esibizionismo delle conferenze stampa, negli ettari di interviste, nelle maratone e nelle piazze pulite della tv consacrante.

 

 

E che a quell'argomento ricorrano ora, dopo l'apologetica trentennale che ha fatto del magistrato eponimo la guest star dell'Italia onesta contro quella corrotta, ecco, lascia perplessi. L'altro giorno, sul Corriere, Gherardo Colombo dichiarava che «i media giocarono un ruolo determinante nel trasformarci in "eroi"».

 

 

All'intervistatrice, la quale obiettava che forse alcuni si erano prestati alla consacrazione, Colombo ha risposto «neanche tanto»: e a dar forza all'assunto ha raccontato che lui rifiutò di dare al quotidiano Repubblica delle foto da bambino, che avrebbero dovuto guarnire un articolo di Giorgio Bocca. Diciamo che questa, pur encomiabile, ritenutezza non è stata decisiva per fermare il cantiere del monumento al pool. 

 

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