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Oligarchi russi, l'esproprio democratico: una inutile vendetta contro ville e yacht

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Iuri Maria Prado
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Ci saranno pure dei regolamenti dell'Ue alla base di questi provvedimenti, ma anche a studiarli si fa fatica a comprendere a quale titolo si sequestrino ville e yacht degli oligarchi russi. So che il discorso si espone alla reprimenda moraleggiante contro chi sta a cavillare in favore dei miliardari mentre la gente è bombardata. Ma è una retorica inaccettabile, specie quando proviene da chi si compiace di queste misure perché rappresentano, alternativamente, una versione più spettacolare delle balordaggini con cui si vieta un corso su Dostoevskij o un esperimento di democrazia proletaria che fa giustizia sul lusso dei ricconi.

 

 

 

È da centro sociale più che da amministratore europeo l'arringa a sostegno delle confische, e la trasmissione progressista da cui parte l'applauso per il panfilo sequestrato a Imperia si cura poco delle responsabilità dei proprietari, e semmai s' indigna per l'oscenità di quell'opulenza: «Pensate, un valore di 60 milioni di euro!».

 

 

 

I regolamenti stabiliscono che queste iniziative possano avere corso nei confronti di soggetti che abbiano partecipato ad azioni rivolte a compromettere l'indipendenza dell'Ucraina, e sanzionano anche chi abbia «espresso pubblicamente» sostegno a quelle azioni. E va bene, ma allora che fai: gli fotti la barca? Sa di esproprio democratico, e non si sa a cosa serva.

 

 

 

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