L'affondo di Senaldi

Volodymyr Zelensky, il "no" del M5s: perché i grillini sono il simbolo di un'Italia imbelle

Siamo un Paese grottesco. Riusciamo a trasformare ogni tragedia, perfino la guerra, in farsa. Siamo in una situazione parabellica con la Russia ma paghiamo rancio e munizioni ai suoi soldati, versando al nemico un miliardo al giorno in cambio di gas e petrolio che ci consentono di tenere le chiappe al caldo e far girare i motori dell'economia. Nel contempo ci dibattiamo se sia giusto o meno inviare quattro archibugi a quelli che dovrebbero essere i nostri alleati ucraini, che pretendiamo combattano da soli per la libertà, certo loro ma un domani di mezza Europa e forse anche nostra. Partono raccolte fondi di cittadini pronti a pagare ai bambini ucraini generi alimentari ma non giubbotti anti-proiettili, perché ritenuti abbigliamento di guerra. Almeno avranno la soddisfazione di morire con la pancia non vuota. Il paradigma della nostra patria, parolaia e imbelle, sono i grillini, non per caso primo partito dello Stivale. Ci siamo fatto convincere dai nostri alleati a comminare a Mosca sanzioni economiche che rischiano di mettere in ginocchio noi prima dei russi e probabilmente comprometteranno la ripresa e il piano di rilancio di Draghi, ma ci spaventiamo a concedere udienza al presidente di Kiev, Zelensky. Proprio così, il leader perseguitato vuol incontrare in videoconferenza il nostro Parlamento, come ha già fatto con quello inglese, e noi rischiamo di far saltare l'appuntamento con la storia perché ai Cinquestelle tremano le gambe.

FIGURACCIA GRILLINA - È il colmo, un partito fondato da un comico che ha preso per il sedere tutta Italia e usa il Movimento per far soldi con il suo blog alza i muri davanti a un comico che fa sul serio ed è pronto a morire per il proprio Paese. Che figuraccia. Gli intemerati grillini sostengono che l'Italia è già troppo sovraesposta in questa sporca guerra e non se la sentono di provocare oltre il tiranno di Mosca. Temono che se tiriamo la corda lo zar farà abbeverare i cavalli dei cosacchi nella Fontana di Trevi, e lo dicono pure. Non c'è neppure il tentativo di nascondere il terrore dietro qualche giustificazione politica, che pure ci sarebbe. Codardi come tutti i piantagrane, i pentastellati sparano sul più debole, il presidente ucraino, dal quale prendono le distanze. Abbiamo un partito accusato di ricevere soldi dal Venezuela di Maduro e che ha provato a indicare al Paese la Cina come campione di democrazia che dà del pazzo irresponsabile a un presidente eletto con oltre il 70 per cento delle preferenze. Di fronte a questo sconfortante spettacolo rimane una sola, inevitabile, considerazione. I grillini sono la peste d'Italia. L'hanno presa agonizzante e le hanno sferrato il colpo di grazia, depauperandola economicamente ma, soprattutto, privandola di ogni dignità residua. Dignità del lavoro, sensibilità istituzionale, rispetto per il proprio ruolo nel mondo, amor patrio e amor personale, tutto manca a questo esercito di manettari con l'aspirazione di confermarsi scrocconi. Guerriglieri a parole, poltronari nei fatti, anziché smantellare la casta, ne hanno preso tutti i peggiori difetti, senza neppure riuscire a capire dove sono e cosa stanno facendo. Non sarà mai troppo presto quando ce ne libereremo.