Geopolitica

Cina, perché il sostegno a Mosca sarà fatale a Pechino: salta la via della Seta?

Maurizio Stefanini

Il diavolo cinese ha provato a fare pentole di insalata russa, ma l'Ucraina, e il CoViD-19, han fatto saltare banco, nervi e coperchi. Il «Patto delle Olimpiadi» fra Pechino e Mosca, con cui la Russia si è sentita spalleggiata dalla potenza della Cina a procedere come un treno contro Kiev, sta infatti implodendo. Nessuno aveva previsto la resistenza ucraina, la guerra è impantanata e la Cina si guarda bene dal passare all'incasso. Per Pechino, infatti, toccare Taiwan adesso sarebbe un suicidio, ma anche sul fronte più mellifluo della nuova «Via della Seta» le cose non vanno. Perché il sostegno che Pechino ha dato a Mosca (magari per servirne la testa su un piatto d'argento in cambio di nuovo "spazio vitale") sta relegando la Cina nel medesimo isolamento in cui è finita la Russia. L'Occidente ha infatti serrato i ranghi con una rapidità che nessuno si aspettava (per primi Vladimir Putin e Xi Jinping) e nella nuova globalizzazione, qualunque cosa sia o sarà, per Mosca e per i suoi alleati di posto non ce n'è.

 

Poi c'è il coronavirus. Non solo perché la nube dei sospetti staziona sempre sopra Wuhan, ma anche perché la sotto-variante Omicron BA.2 dilaga. Nonostante quasi il 90% della popolazione sia vaccinato, in Cina il numero dei casi giornalieri è il più alto degli ultimi due anni. I lockdown di Shanghai, Shenzhen (la metropoli sud-orientale che collega Hong Kong alla Cina) e di tutta la provincia nord-orientale di Jilin bloccano da settimane decine di milioni di persone a cui le restrizioni vengono imposte attraverso gli account WeChat delle amministrazioni locali. Si esce di casa solo per fare la spesa una volta ogni due giorni per famiglia. A coordinare la battaglia è il vice primo ministro, Sun Chunlan, unica donna fra i 25 componenti del Politburo del Partito Comunista Cinese, regista dei nuovi cordoni sanitari.

 

I quali però, secondo Bloomberg, costeranno al Paese il corrispettivo di almeno 46 miliardi di dollari statunitensi al mese, ovvero ben il 3,1% del PIL, in perdita di produzione economica. Male cifre potrebbero persino raddoppiare se altre città dovessero chiudere o se, in generale, le restrizioni dovessero inasprirsi. Di fronte a questo tracollo, dunque, la Cina potrebbe decidere di abbandonare la Russia al proprio destino, smarcandosi il più velocemente possibile e dicendo addio a certi sogni di gloria. Di Taiwan, ovvio, nemmeno a parlarne, ma forse l'intera «Via della Seta» potrebbe diventare più corta, magari pure con qualche rovescio o resa dei conti all'interno, cosa che non potrebbe che beneficiare i milioni di persone tiranneggiate da Pechino. Certo, la Cina figura tra i Paesi garanti indicati dall'Ucraina per la propria sicurezza, assieme a Regno Unito, Polonia, Stati Uniti, Francia, Turchia, Germania, Canada, Israele e Italia. Ma per Pechino questa potrebbe essere l'occasione perfetta per smarcarsi da Mosca, le cui truppe danno del resto evidenti, seppur parziali, segni di ripiegamento, forse proprio per il mancato aiuto militare cinese.