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Mario Draghi e la gaffe sull'Argentina: vuoi vedere che a furia di frequentare Luigi Di Maio...

Mario Draghi  

Pietro Senaldi
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Di questi tempi, nove miliardi di metri cubi di gas valgono ben una gaffe, anche se arriveranno l'anno prossimo e non entro il 2022 come invece era stato annunciato prima del viaggio. Draghi è andato in Algeria e ha aumentato del 45% il nostro import di energia, fino a 29 miliardi di metri cubi l'anno. Dopo di che si è rilassato e ha ringraziato l'Argentina; ma chi se ne importa? Significa che anche i più bravi possono sbagliare, specie se logorati da un anno di navigazione al timone di una nave che imbarca acqua, ha metà equipaggio che rema da una parte e metà dall'altra e passa da una tempesta a un cannoneggiamento subito, perché questa è la situazione dell'Italia. E poi, come scusante per il premier c'è anche l'elemento umano.

 

In missione con lui infatti c'erano sì i massimi vertici dell'Eni, ma non dimentichiamo che da apripista in terra d'Africa gli ha fatto il ministro degli Esteri Di Maio, quello che ha messo Pinochet in Venezuela anziché in Cile e si è informato delle sorti di Matera dal governatore pugliese Emiliano, ma forse voleva chiedere di Modena. Ha anche detto che il Mediterraneo bagna la Russia, ma per fortuna è stato prima della guerra, altrimenti, con l'aria che tira, i suoi alleati di governo del Pd lo avrebbero accusato di tifare Putin, se non di ispirarne i piani bellici, e avrebbero fatto una crociata perché la Rai non lo invitasse più. Coraggio presidente Draghi, tra un anno, forse meno, le sue pene a Palazzo Chigi saranno finite, e allora potrà tornare a triangolare tra Francoforte, gli Stati Uniti e Città della Pieve, senza dover trascinarsi nel deserto con collaboratori che la confondono. 

 

E comunque, l'importante è riuscire a garantire all'Italia il pieno, se poi si sbaglia il nome del benzinaio è un dettaglio; anche se di questi tempi, è meglio essere forti in geografia, se in politica estera non è proprio possibile.

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