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Vittorio Feltri contro Mario Draghi: gas e sanzioni, è sicuro di quel che dice?

Vittorio Feltri
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La domenica di Pasqua è stata pubblicata sul Corriere della Sera una intervista a Mario Draghi, firmata dal direttore Luciano Fontana. Una lunga chiacchierata in cui il primo ministro si lascia andare a una specie di confessione nella quale svela le intenzioni per il futuro.

La cosa più rilevante che egli ha detto è che non ha alcuna voglia di riproporsi alla guida dell'esecutivo, il che, in soldo ni, significa che ne ha piene le scatole di sedere a Palazzo Chigi, dove le liti tra i componenti della maggioranza sono all'ordine del giorno. Comprendiamo il suo stato d'animo. Ci mancava la guerra, dopo il Covid, a complicare il duro lavoro del governo. Il quale garantisce che, nonostante tutto, all'Italia non mancherà energia la prossima estate, per consentire il funzionamento dei condizionatori, e nemmeno quella necessaria per garantire il venturo inverno il riscaldamento.

 

Speriamo sia vero, sebbene ne dubitiamo. Tuttavia il tasto più delicato pigiato da Draghi è stato un altro: quello degli aiuti militari forniti dal nostro Paese all'Ucraina per permetterle di resistere all'invasione russa. Ovvio che regalare armi a Kiev allo scopo di difendersi dagli attacchi del Cremlino sia cosa buona e giusta sotto il profilo morale. Eppure, dal punto di vista pratico, tale scelta si traduce in un tragico prolungamento sine die dell'agonia della Nazione il cui presidente è Zelensky, già martoriata da Putin, ridotta in macerie, piena di morti ammazzati. Un ulteriore aspetto su cui il premier mostra una certa debolezza riguarda le sanzioni inflitte a Mosca. Egli è sicuro che queste non danneggino maggiormente l'Italia rispetto alla Russia?

 

Al posto suo nutriremmo seri dubbi in proposito. Non esiste soltanto il problema del gas di cui noi abbiamo bisogno come dell'aria, ma anche quello del grano, senza contare che le nostre esportazioni a Mosca rischiano di saltare con grave nocumento per l'economia patria. Non sostengo che noi si debba fare pappa e ciccia con Vladimir, sarebbe folle, però evitare di irritarlo sarebbe quanto meno conveniente. Per ciò che attiene alla politica interna, la questione è ancora più ingarbugliata. Tra un anno si svolgeranno le elezioni politiche da cui emergerà il nome di chi sarà chiamato a prendere in mano le redini della penisola, appoggiato non si sa da quali partiti. Non siamo in grado di fare previsioni, ma siamo consapevoli che, in assenza di un candidato come Draghi, sarà difficile sbrogliare la matassa. Ci vorrà un miracolo, e chi mai lo compirà?

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