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Istriani ed ucraini, i compagni odiano i profughi veri: cosa rivela il corteo del 25 Aprile

Alberto Busacca
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Che strani, questi duri e puri della sinistra italiana. Hanno passato anni a spiegarci che le frontiere devono essere spalancate, che siamo tutti cittadini del mondo, che bisogna costruire ponti e non muri e poi, quando si trovano faccia a faccia con dei profughi, dei profughi veri, non resistono alla tentazione di coprirli di insulti. Le scene che si sono viste lunedì, al corteo milanese per celebrare il 25 aprile, sono state tutt'altro che edificanti. Uomini, donne e bambini scappati da Kiev e dintorni presidi mira da sedicenti "partigiani" del terzo millennio. Le signore con la bandiera gialloblu, come riportato ieri da Libero, sono state definite brutalmente «putt*** naziste». I maschi, più banalmente, «criminali». Un'intera famiglia (mamma, papà e due figlie piccole), come ha scritto anche il Giornale, è stata accolta alla manifestazione per la Liberazione al grido di «fascisti!».

 

 

Vi ricorda qualcosa? Forse sì... ma bisogna riavvolgere il nastro e tornare indietro di parecchi lustri, fino al lontano 1947. Nel febbraio di quell'anno, un treno pieno di profughi istriani, in fuga dal regime del Maresciallo Tito, entrò alla stazione di Bologna. Per i ferrovieri comunisti, però, quello era semplicemente il "treno dei fascisti", e minacciarono uno sciopero immediato se si fosse fermato in stazione per permettere agli sfortunati viaggiatori di ricevere assistenza dalla Pontificia Opera Assistenza e dalla Croce Rossa Italiana. Non solo. Il convoglio fu pure preso a sassate e il latte che era destinato ai bambini venne versato per terra.

IL MANIFESTO - Questo episodio è tristemente noto come quello del "treno della vergogna". Ma purtroppo non è l'unico.
Giusto per fare un altro esempio, un manifesto del 1947, affisso a Monfalcone da attivisti comunisti, cominciava così: «Monfalconesi, antifascisti tutti! Chi sono gli esuli istriani? Essi sono coloro i quali temono il potere e la giustizia del popolo!

 

 

Individui compromessi con il fascismo, borsaneristi ed affamatori del popolo!». E ancora, come se non bastasse: «L'Istria non è più il terreno per i loro sporchi interessi, essi levano le tende e pensano di installarsi in gran parte a Trieste ed a Monfalcone per poter liberamente continuare le loro gesta criminose a danno del popolo lavoratore. Monfalconesi!
Monfalcone antifascista non deve dare ospitalità a simile gentaglia, perché prendendo domicilio in queste terre essi non potrebbero che continuare la loro attività antipopolare incrementando la borsa nera, affamando il nostro popolo, cercando con mille sotterfugi di arrestare la democrazia in cammino».

 

 

LE BANDIERE - Certo, fare un parallelismo tra i profughi istriani e quelli ucraini, storicamente non ha molto senso. Le due situazioni sono diverse, se non altro perché gli istriani non cercavano riparo in un altro Paese ma stavano semplicemente provando a restare in Italia e ad evitare di ritrovarsi sotto la stella rossa dei titini. Però, chissà perché, per una parte dei nostri progressisti sono entrambi soltanto dei "fascisti". Forse la spiegazione è più semplice di quanto pensiamo. Ai compagni, alla fine, piacciono i migranti irregolari, i "sans papiers", perché non avendo i documenti li immaginano anche senza identità, senza storia, senza Patria. Chi invece arriva qui e pretende di sventolare la sua bandiera, al posto di quella arcobaleno, per la sinistra è già un tipo sospetto... 

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