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Green pass, nel silenzio più totale... quell'ultimo strano caso tutto italiano

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Green pass

Giancarlo Mazzuca
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Le stranezze dell'Italia: mi sarei aspettato che, con la fine (o quasi) del green pass, i giornali si sarebbero dilungati su questa decisione del governo da molti ritenuta alla stregua di un ritorno alla libertà dopo le tante impennate del Covid. Ma questo fatto è passato un po' in secondo piano con la scusa che era già stata ampiamente preannunciato. Eppure il dilemma green pass-sì, green pass-no è stato, per mesi, al centro dell'attenzione generale: sembrava quasi (e, in effetti, per certi versi lo era anche) che il nostro futuro dipendesse solo da quel documento verde che poi verde non è.

Più ancora dell'ormai famosa mascherina sul volto, la vita degli italiani pareva condizionata dal misterioso rettangolino stampato in bianconero. Quante manifestazioni dei no-vax, quanti cortei, quanti dibattiti non solo televisivi sono andati in onda per bloccare l'utilizzo di questo benedetto lasciapassare facendo anche confronti con quanto succedeva all'estero? La nostra vita, anche lavorativa, è stata così condizionata per mesi dal salvacondotto Covid: ogni mattina, prima di uscire di casa, controllavamo sempre se il green pass fosse davvero a nostra portata di mano, non si sa mai. E, contro la burocratizzazione imperante, quasi tutti hanno finito per inserire il documento sul proprio telefonino. Sì, il green pass telefonico era molto meglio, ma solo fino ad un certo punto perché al sottoscritto è capitato, ad esempio, di presentarsi una sera al ristorante con il cellulare che si era improvvisamente scaricato: quindi niente green pass e niente cena, blackout completo.

Adesso, però, al momento di salutare quello che è stato il nostro viatico (anche se solo parziale perché resta in vigore per i viaggi in treno, in aereo e per gli eventi al chiuso), sembra quasi che ci siamo dimenticati di quello che abbiamo passato. Anche se aver voltato pagina significa - almeno così si spera - mettere la parola fine ad una stagione tristissima. Basta leggere certi quotidiani: se fino a ieri non potevamo andare neppure al lavoro senza il nostro pass, adesso viene quasi minimizzata la notizia del suo "bye bye". Resta il fatto che questo benedetto attestato delle vaccinazioni, pur condizionando la vita di tutti i giorni, ci ha aiutato ad uscire in qualche modo dall'emergenza: se i dati della pandemia continuano a scendere è anche grazie al green pass. 

Ma oggi, purtroppo, c'è un altro bollettino di guerra che sta imperversando: è quello dei bombardamenti e delle vittime in Ucraina. Mai come adesso siamo sommersi da altre brutte notizie. Una volta dicevamo "passata la festa, gabbato lo santo", ma, di questi tempi, non è più così perché c'è sempre qualche nuovo contagio che incombe: dopo il Covid-19, ecco il Putin-22. E, in questo caso, non basterà certo un green pass qualsiasi, magari emesso dal Cremlino, per bloccare il conflitto in corso.

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