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Monti accusa Draghi? Mai fidarsi di due personaggi di tutto rispetto che si chiamano Mario

 Mario Monti

Giancarlo Mazzuca
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Mai fidarsi di due personaggi di tutto rispetto che si chiamano Mario, soprattutto se poi sono stati ribattezzati Super Mario. Quando, infatti, entrano in competizione tra loro, la situazione potrebbe anche degenerare. L'ultimo esempio, in proposito, è di questi giorni, con "Super Mario 1" - Mario Monti, detto anche "il professore in loden" - che, scagliando la prima pietra, ha criticato sul Corriere della Sera - come ha scritto ieri Antonio Socci - "Super Mario 2", alias Mario Draghi, perché il governo guidato dall'ex presidente della Bce comincia a segnare sempre più il passo dopo l'incantesimo durato fino allo scorso Natale.

 

Adesso la situazione economica, tra Covid 19 e Ucraina 22, è sull'orlo del precipizio, e l'economista lombardo ha tracciato sul quotidiano di via Solferino una radiografia puntuale delle condizioni in cui versa l'Azienda Italia, con uno spread in vertiginosa ascesa che fa temere il peggio. Stiamo, in effetti, pagando in modo pesante le conseguenze della situazione generale, anche perché noi siamo stati per decenni assolutamente "Putin-dipendenti" sul versante degli approvvigionamenti di gas.

Su questo fronte, mai come oggi sentiamo la mancanza di una figura come Enrico Mattei, il mitico presidente dell'Eni (proprio ad ottobre ricorrono i sessant' anni della sua scomparsa nella tragedia aerea di Bascapé) che ci aveva aperto tante strade sul versante energetico poi sepolte da mezzo secolo di cecità quasi assoluta dei reggitori che si sono succeduti a Palazzo Chigi.

Sì, l'analisi di "Super Mario 1" è lucida e anche condivisibile, peccato che non tenga conto di un piccolo particolare: siamo in una situazione di emergenza economica h24 anche per le scelte compiute quando lui stesso era stato premier, nel solco di quanto era già stato fatto. Merita, infatti, ricordare che proprio il governo di "Super Mario 1" aveva contribuito ad allargare la voragine perché, nel luglio del 2012 - consolidando ancor più i rapporti con Putin avviati da Berlusconi in particolare - aveva firmato sei memoranda con Mosca che riguardavano sia gli investimenti bilaterali tra Russia ed Italia che i progetti in comune in cui venivano coinvolti grandi gruppi dei due Paesi.

 

Non solo: per noi sarebbe potuto andare ancora peggio se, nel 2016, la Commissione Europea non si fosse opposta al varo del South Stream, il progetto di un nuovo gasdotto dalla Russia (evitando così il passaggio da territori extracomunitari, soprattutto l'Ucraina) che anche noi italiani avevamo portato avanti. Economicamente parlando, ci siamo legati sempre più a filo doppio al Cremlino - e adesso ne paghiamo le conseguenze - e pure l'esecutivo di Monti ha messo il suo zampino: se oggi il bastimento tricolore rischia di affondare, le colpe non sono certamente solo di Draghi. A questo punto, dovremmo davvero chiederci da che pulpito viene oggi la predica.

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