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Matteo Salvini? La dritta di Sallusti: anche solo per scaramanzia, stia lontano da Giuseppe Conte

Alessandro Sallusti
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Come dare torto a Matteo Salvini che ogni giorno invoca una pace il più presto possibile? E come non vedere i limiti e i contraccolpi delle sanzioni che l'Europa ha deciso nei confronti di Mosca? E infine come non prendere atto che più o meno un italiano su due non vede l'ora di liberarsi da questo incubo costi quel che costi. Tutto vero, ma chi ha l'onore di governare ha anche l'onere di trovare soluzioni eque e percorribili, farlo è ciò che distingue un governo da un bar o da una chiesa. Politicamente parlando è ciò che distingue un partito all'altezza di guidare un Paese importante e complesso quale è l'Italia dai Cinque Stelle di Conte e Grillo.

 

La Lega di governo, sia nazionale che regionale, ha sempre dato prova di grande pragmatismo e una delle poche volte che ha ceduto, per convenienza o necessità, alle utopie - vedi l'appoggio al reddito di cittadinanza grillino - ha poi dovuto pentirsene e lasciare sul campo qualche punto di consenso. Dico questo perché mi fa un certo effetto vedere il tragico Conte e Salvini convergere, almeno a parole, sulla necessità di sospendere senza alcuna contropartita certa gli aiuti militari italiani a Zelensky, in altre parole disarmare il sovrano popolo ucraino alle prese con un esercito invasore.

Vado oltre. È possibile che una decisione del genere pur non incidendo sull'esito del conflitto, e quindi sulla possibile pace, permetta di riaprire i mercati russi ai nostri bravi mobilieri brianzoli e calzaturieri marchigiani, forse pure di avere qualche piccolo sgravio sulla bolletta energetica.

Ma quale sarebbe il prezzo da pagare per aver rotto unilateralmente il blocco geopolitico occidentale, quali i contraccolpi sui mercati economici e finanziari a cui siamo legati a doppio filo?

 

Sarebbe importante distinguere tra ciò che è utile a fare finire la guerra e ciò che è utile solo a Putin per vincerla gratis. Sono due cose diverse, la prima ci costringe a concordare mosse e decisioni con il resto del mondo libero, la seconda è una scorciatoia apparentemente facile da percorrere ma che ci porterebbe molto probabilmente a schiantarci come regolarmente capita inseguendo le ricette grilline. Dalle quali, se fossi in Salvini, mi terrei - vista l'esperienza del governo gialloverde - ben lontano, anche solo per scaramanzia.

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