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Il Cardinale Zuppi cambierà in meglio la Chiesa dal Vangelo alla finezza politica. L'analisi di Andrea Pasini

Andrea Pasini
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«La Chiesa parla a tutti». Con queste parole il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha assunto il ruolo di presidente della Conferenza Episcopale Italiana.  Il cardinale, tra le grandi opere compiute nella sua vita, è stato mediatore in Mozambico nel processo che portò la pace dopo oltre 17 anni di sanguinosa guerra civile. Non solo, Matteo Zuppi è stato per anni parroco di una delle più complicate periferie romane, Torre Angela. Una figura forte che avrà un profondo impatto non soltanto sugli equilibri attorno al Sacro Soglio, ma anche nella nostra società. 

Papa Bergoglio, alla vigilia della sua nomina, aveva chiesto un cambiamento per la presidenza della CEI e così è stato. Un cambiamento che comprenderemo appieno negli anni a venire. 

E con questo non voglio ridurre l’immagine di Matteo Zuppi a semplice e umile  “prete di strada”. Sarebbe riduttivo definire una figura così incredibile con queste poche parole non certo per il ruolo che rappresentano le figure dei preti di strada che da sempre sono un cardine fondamentale nella chiesa e sopratutto nella società. Con Zuppi si torna alla lettura più pura del Vangelo dove la Chiesa sta sì per strada e cammina e lo fa perché capace, nella Babele di questo mondo ma
anche  e sopratutto per parlare l’unica lingua comprensibile a tutti, quella dell’amore. Perché Cristo è amore. 

Matteo Zuppi è l’interfaccia perfetta di Bergoglio. Il Papa per primo ha scelto di non abitare tra le Logge di Raffaello ma a Santa Marta, così come Zuppi, da vescovo di Bologna, non viveva all’Arcivescovado ma nella Casa del Clero, con gli anziani sacerdoti in pensione. Come Bergoglio si affaccia ogni tanto a sorpresa in qualche bottega, o alza il telefono per parlare direttamente con qualcuno, così Zuppi girava per Bologna comunemente in bicicletta. E come Francesco, anche Matteo coltiva con passione il dialogo e il confronto con i laici.

Non bisogna poi dimenticare che, in quanto fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Matteo Zuppi comprende appieno la complessa vicenda italiana e gode di una finissima intelligenza politica. Pare che tra i suoi primi atti, appena nominato, abbia telefonato  ai suoi predecessori, Ruini e Bagnasco, due personalità il cui profilo è notoriamente tra i più distanti dal suo. Da credente Cristiano, voglio esprimere il mio più sincero sentimento di ammirazione e la mia più profonda stima al Cardinale Matteo Zuppi, un grande uomo che con la sua umiltà e capacità riporterà la chiesa ad essere protagonista negli anni a venire.

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