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Alessandro Sallusti, perché al centrodestra serve lo schema di gioco inventato da Berlusconi

Alessandro Sallusti
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Quello dopo le elezioni è un giorno da non prendere mai sul serio, ognuno la racconta come vuole tanto è gratis e si trova sempre qualcuno disposto a crederci. Tra Centrodestra e Centrosinistra è gara a dimostrare di aver perso di meno, o vinto di più che è poi solo l'altra faccia della stessa medaglia. In realtà le cose sono rimaste uguali alla vigilia, nell'aria non c'è nulla di nuovo.

Anzi, i risultati confermano che la situazione si sta incancrenendo sia da una parte sia dall'altra: a sinistra l'alleanza tra Pd e quel che resta dei Cinque Stelle non dà segni di vita mentre a destra le divisioni fra i tre soci, come era ovvio, producono effetti devastanti al punto da perdere il governo di città storicamente, e numeri alla mano, tutt' ora amiche.

Non servono dotte analisi e neppure grandi esperti della materia per giungere alla conclusione che, elettoralmente parlando, per battere la sinistra non c'è alternativa al vecchio schema di gioco inventato da Silvio Berlusconi trent' anni fa: tutti dentro come un sol uomo, che poi i conti all'interno vengono regolati, da vincenti, a urne chiuse e possibilmente non in piazza.

 

 

Chi pensa diversamente è destinato a perdere; e siccome anche a questo giro qualcuno lo ha non solo pensato ma pure praticato, oggi nessuno di loro è credibile agli occhi degli elettori.

È semplice, bastava avere buoni candidati unici, o almeno percepiti come tali, e impedire che dietro le quinte si consumassero- è successo anche questo- boicottaggi e vendette personali di basso cabotaggio. Il resto sono lacrime di coccodrillo e accuse ingiuste agli elettori del centrodestra, che «hanno preferito andare al mare a differenza di quelli di sinistra». Per mandarmi a votare invece che al mare devi darmi due cose: una utilità e un sogno. 

 

 

Evidentemente, in molti casi sono mancate entrambe e la colpa non è certo nostra. La buona notizia, dicevamo, è che non essendo cambiato nulla la partita per le Politiche resta aperta. Ma mi viene noia solo a pensare a un anno di campagna elettorale con un centrodestra di musi lunghi, sospetti, rancori e faide varie. So che di questi tempi c'è ben poco da stare allegri ma per favore si volti velocemente pagina. Sia nella sostanza che nella forma qui c'è bisogno, se non di allegria, almeno di sano ottimismo, come era ai vecchi tempi.

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