Salvini punching ball?

Alessandro Sallusti contro Enrico Letta: "Fa il furbo, ma c'è un limite"

Alessandro Sallusti

Ovvio che ognuno dei tanti partiti che compongono la maggioranza può proporre al parlamento di mettere ai voti suoi temi identitari ma farlo in questo momento così delicato più che un diritto appare una provocazione. Che la sinistra oggi spinga per approvare lo Ius Scholae - la cittadinanza ai giovani immigrati che hanno completato un ciclo di studi - è soltanto un modo disonesto per mettere in difficoltà il centrodestra in generale e la Lega in particolare. Disonesto perché, se la legge passasse, Salvini si troverebbe in difficoltà a spiegare ai propri elettori di essere in questo momento alleato di governo di partiti "che spalancano le porte dell'Italia agli immigrati" cosa che non è esattamente nel programma della Lega.

 

 

 

I patti che hanno dato vita al governo Draghi erano altri e assai chiari: si sta insieme solo per combattere Covid e crisi economica (ora si è aggiunta anche la guerra in Ucraina). Tutto il resto, cioè le questioni divisive, dovevano essere rinviate anche in parlamento a tempi migliori, cioè a maggioranze omogenee che non possono che nascere dopo una nuova tornata elettorale. Vatti a fidare dei comunisti, si diceva una volta. Già, vatti a fidare di Letta diciamo oggi. Il leader del Pd è convinto di essere il più furbo, all'occorrenza fa patti con chiunque - anche con Salvini e Grillo - ma quando gli torna comodo e intravvede lo spiraglio per avvantaggiarsi a spese dei soci non ci pensa due volte. E dire che per quanto bizzarro Matteo Salvini si è dimostrato sempre leale e responsabile rispetto agli impegni presi: non ha mai forzato la mano sui temi che stanno cuore ai suoi lettori proprio perché avrebbero potuto spaccare la maggioranza, ha trangugiato pure bocconi amari pur di non tradire pagando in entrambi i casi un non piccolo prezzo in termini di consenso.

 

 

 

Se la sinistra oggi si trova al governo lo deve anche a questa non dovuta disponibilità perché senza il sì della Lega, espressamente richiesto dal presidente Mattarella, l'esecutivo Draghi non avrebbe mai visto la luce. Se il ringraziamento è lo Ius Scholae a tappe forzate solo perché da qualche parte i numeri si trovano, beh se le cose stanno così verrebbe da dire che tutto ha un limite e che nessuno può essere obbligato a fare il punching ball del Pd.