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Mario Draghi, dieci anni dopo il "Whatever it takes" serve un altro guizzo

 Mario Draghi

Giancarlo Mazzuca
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Con i chiari di luna di questi giorni, mai anniversario sembra di così grande attualità come quello che cade in questo mese di luglio: proprio il 26 di questo mese saranno, infatti, dieci anni esatti da quando Mario Draghi, diventato da poco presidente della Banca centrale europea dopo aver guidato Bankitalia, pronunciò il famosissimo «whatever it takes» - fare tutto ciò che è necessario, anche l'impossibile -, per cercare di bloccare la grande speculazione internazionale che anche allora aveva mandato in tilt tutti i mercati europei (e non solo). Quel «whatever» del 2012 ebbe un effetto magico perché - dopo essere riuscito a sbarrare la porta alle incertezze della cancelliera tedesca Angela Merkel, che temeva un ulteriore aumento dell'inflazione, e di tanti altri - Super Mario varò, due mesi dopo, un piano europeo per l'acquisto dei titoli di Stato a breve termine.

 

 


Come d'incanto, tutte le fibrillazioni dei mercati furono, a quel punto, bloccate e l'Europa intera, Grecia ed Italia "in primis", tornò a respirare. Insomma, a Draghi riuscì allora un'impresa che, almeno fino ad adesso, è fallita a colei che ha preso il suo posto all'ultimo piano dell'Eurotower di Francoforte. Parliamo di Christine Lagarde che, nonostante l'esperienza fatta in precedenza alla guida del Fondo monetario internazionale, non è ancora stata capace di arginare una situazione sempre più difficile. Anzi, se vogliamo, la francese della Bce, con le ultime mosse, quasi paradossalmente, ha aggravato ancor più la situazione soprattutto sul fronte dell'inflazione che è entrata in orbita nonostante la repentina marcia indietro di Francoforte.

 

 

Ecco perché sono in molti a chiedersi perché, per quanto ci riguarda, proprio Draghi - quell'italiano che sembra così poco italiano (gli americani lo avevano soprannominato «the unitalian» anche se era allievo di Franco Modigliani) che siede adesso a Palazzo Chigi - non sia stato finora in grado di compiere un altro "miracolo". Sì, di fronte ad una situazione che peggiora sempre di più - tra prezzi-record, gas introvabile per via di Putin e siccità sahariana tanti vorrebbero, dieci anni dopo, una specie di bis. Un nuovo "colpaccio" di Super Mario, questa volta in salsa esclusivamente tricolore, un «Whatever it takes» tutto italiano in grado di far uscire il Belpaese dal tunnel che ci ha fatto ripiombare negli anni Settanta-Ottanta, il periodo della Grande Recessione dopo la stagione d'oro del boom economico. Draghi, se ci sei batti un colpo. 

 

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