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Alpini, uno scandalo montato ad arte: adesso chi ripaga le Penne Nere?

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Carlo Giovanardi
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Un tempo nei Licei si insisteva molto sulla latina consecutio temporum per non confondere quello che è accaduto prima con quello che accadrà dopo. Segnalai pubblicamente che il collettivo femminista "Non una di meno" di Rimini già il venerdì precedente la sfilata dell'8 maggio, dopo aver definito 400mila alpini in arrivo come «un branco di ubriaconi, che fa a gara a chi ce l'ha più duro e si sente in diritto di reclamare il possesso del corpo di ogni donna che gli passa accanto», minacciava di «spezzargli una ad una quelle lunghe penne nere».

 

 

 

Il Collettivo proponeva la comunicazione di ogni atteggiamento percepito come molestia attivando così centinaia ( ?) di segnalazioni ed una sola formale denuncia, sufficienti per creare uno scandalo nazionale e addirittura la richiesta di sospendere le Adunate future. Ma il tempo è galantuomo e l'unica denuncia è stata archiviata per mancanza di riscontri.

 

 

 

Ora qualcuna risponderà delle diffamatorie affermazioni contenute nel comunicato che ha messo in moto la macchina del fango per giustificare a posteriori il linciaggio degli Alpini, processati e condannati dalle femministe prima ancora che del loro arrivo a Rimini?

 

 

 

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