Cerca
Logo
Cerca
+

Luigi Di Maio e grillini umiliati dai britannici: dopo la cacciata di Boris Johnson...

Carlo Nicolato
  • a
  • a
  • a

Rishi Sunak, Sajid Javid, Will Quince, Michael Gove... che cos'hanno in comune i 50 conservatori tra ministri, viceministri, sottosegretari e deputati che hanno affossato Boris Johnson e il traballante governo che rappresentava e di cui loro facevano parte? Milioni di sterline, se non miliardi. Quasi tutti quei signori sono ricchi, alcuni di loro sono dannatamente ricchi. Basti come esempio l'apripista dei dimissionari, l'ex Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, che vanta un patrimonio personale di oltre 430 milioni di sterline, pari a più o meno 500 milioni di euro, cresciuto in una famiglia i cui asset in giro per il mondo superano abbondantemente il miliardo di euro.

 

 

 

Che cos'hanno invece in comune i deputati e i senatori 5 Stelle, oltre al fatto di essere da 4 anni saldamente attaccati alla loro poltrona parlamentare? Non sono ricchi, molti di loro non avevano nemmeno un lavoro prima di entrare in Parlamento. Che cosa faceva il ministro Di Maio prima di capitare a Montecitorio e poi addirittura alla Farnesina passando per il ministero dello Sviluppo economico e del Lavoro? Chi lo sa. Il che sia chiaro non è una colpa, ma nemmeno quella virtù che gli stessi grillini hanno sempre vantato sostenendo che la mancanza di interessi personali da difendere sarebbe garanzia di indipendenza e incorruttibilità.

 

 

 

La prova dei fatti ha dimostrato invece il contrario, e cioè che non c'è interesse personale più forte da tutelare di quello sul quale si regge la parte bassa delle terga, specie se arrivato in modo inaspettato e miracoloso. È un dato oggettivo, inconfutabile: mentre i grillini mai si sognerebbero di affossare il governo di cui fanno parte con il serio rischio di tornare al voto e perdere di conseguenza l'amata poltrona e il lauto emolumento annesso, i ricchi tories almeno in questo caso hanno dato una lezione di vera incorruttibilità, ma soprattutto di indipendenza politica, proprio perché largamente indipendenti dal punto di vista economico. Per loro le indennità da parlamentare o da ministro, peraltro nettamente inferiori alle nostre, sono l'ultimo dei problemi.

 

 

 

Dai blog