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Giorgia Meloni, il retroscena di Vittorio Feltri: "Mi era antipatica. Poi..."

Vittorio Feltri
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Ebbi a che fare con Giorgia Meloni per la prima volta quando ella rivestiva il ruolo di ministro per la Gioventù nel governo Berlusconi. Mi aveva dato l'impressione di essere un po' superficiale, una da cui non mi sarei potuto attendere grandi opere in campo politico. Non per la giovane età, s' intende, bensì per le sue iniziative che mi sembravano effimere e banali, quindi non degne di essere prese in considerazione. Purtroppo, prima di dare un giudizio, di formarci una opinione riguardo una persona, subiamo l'influsso dell'immagine di quest' ultima, sebbene non ce ne rendiamo conto, non tendiamo ad approfondire, a volte ci basta uno sguardo perché qualcuno ci diventi simpatico o antipatico. Ebbene, a me Giorgia Meloni non era assolutamente simpatica. Allora dirigevo Libero ed ebbi con lei addirittura un piccolo scontro sul giornale in merito ad una delle sue proposte, una discussione sciocca tanto che si chiuse lì. Con stupore appresi dopo qualche anno che Meloni aveva intenzione di fondare un partito in sostituzione di Alleanza nazionale dato che Gianfranco Fini si era politicamente suicidato con la faccenda dell'appartamento e le liti con Berlusconi, che facevano apparire Fini un uomo più di sinistra che di centrodestra. Insomma, allorché Fini scomparve, la nostra Giorgia diede vita al suo partito, che è appunto Fratelli d'Italia. Mi risultava essere una scelta velleitaria, pensavo: "Ma dove diavolo crede di andare questa poveraccia, da chi prenderà i voti?". Pensieri - lo ammetto - un po' stupidi perché bisogna sempre dare a chiunque delle chance seppure noi non le intravediamo.

 

 


CON COSTANZA
Ha fatto bene Meloni a credere nel suo progetto e in se stessa, quando nessuno ci credeva, nemmeno io. In effetti Giorgia ha v edificato questo par- i, tito, stimato agli albori al di sotto del 2%, il quale tuttavia si mostrò subito vitale. Intanto passava il tempo e sentivo Meloni intervenire in aula e in tv, sempre in maniera puntuale, precisa, chiara, efficace. E leggevo altresì di alcune sue prese di posizione, così mi resi conto di condividere quello che Meloni sosteneva. Fu in tal modo che iniziai a seguirla con un certo interesse e osservavo sia lei sia il suo partito crescere, piano piano, poco a poco, eppure con costanza. Ad un certo punto mi sono persuaso che la destra in Italia non è mai morta, mentre io credevo che fosse agonizzante. Essa con Giorgia ha ripreso vitalità suscitando partecipazione nell'elettorato, tanto che in maniera non repentina eppure abbastanza veloce Fratelli d'Italia è arrivato a un livello che è addirittura concorrenziale alla Lega di Matteo Salvini.

Vincente la decisione di Meloni di restare salda all'opposizione con l'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Molti italiani non condividono le linee del governo e hanno appoggiato Giorgia cosicché ella è arrivata a toccare vette altissime di gradimento. Peraltro il suo è l'unico partito retto da una donna, la quale per di più viene attaccata in modo sgangherato e questo ce la fa amare ancora di più. A mano a mano che Meloni cresce diventa più visibile nel mondo politico che prima la trascurava ola considerava una presenza ininfluente e non temibile. Ma soprattutto da quando è passata unica- all'opposizione ha suscitato una straordinaria attenzione pure da parte degli elettori i quali nutrono nei suoi confronti persino un certo affetto dal momento che si tratta di una donna, da sola, all'opposizione, con un partito aggressivo ma mai violento. Questo ha convinto parecchi italiani che Giorgia è coerente, coraggiosa, onesta, equilibrata nonché meritevole di essere appoggiata.

 

 


I FANTASMI
In questo Paese, quando non si sa come attaccare una persona che non sia di sinistra, si rievoca il fantasma del fascismo, che è appunto un fantasma in quanto il fascismo è morto settanta e rotti anni fa, quindi non esiste più, si sono estinti i fascisti così come si sono estinti i partigiani. Tuttavia l'antifascismo rappresenta tuttora un'arma che non si è spuntata. Allorché intendi attaccare qualcuno e non ravvisi le parole più taglienti, semplifichi dandogli del fascista e colui che è stato preso di mira non è più in grado di difendersi. Viene silurato con la stupidità. Ma Meloni non è assolutamente fascista né fa dichiarazioni che possano ispirarsi minimamente al fascismo, eppure per qualcuno il fascismo è una malattia mentale di cui soffrono tutti coloro che si schierano a destra, dunque pure Meloni. Fa ridere tutto ciò. In Europa si sono accorti di Giorgia prima che ce ne accorgessimo noi, dato che "nemo profeta in patria".


Ella è il capo dei conservatori, non è considerata come in Italia una fascistella, i fascisti non esistono se non a livello folkloristico, fanno il saluto romano e non beccano neanche un voto. Ormai Meloni ha consolidato la sua leadership e la sua posizione e addirittura c'è chi teme che nelle prossime elezioni politiche, che si terranno nel 2023, Fratelli d'Italia possa diventare il primo partito italiano e Giorgia Meloni possa quindi avere diritto ad assumere il ruolo di presidente del Consiglio. Questo è probabile che succeda. Eppure io ho un timore. Temo che codesto antifascismo di maniera, adoperato sovente come un manganello per zittire gli antagonisti politici, venga utilizzato proprio sudi lei allo scopo di impedire che divenga primo ministro. Qualora Giorgia fosse candidata al premierato in base ai voti incassati, i suoi nemici, per combatterla, ricorrerebbero a questi mezzucci fomentando una specie di sommossa popolare al fine di ostacolarne la strada verso la guida dell'esecutivo. E questo mi dispiacerebbe e non poco.

 

 


Spesso Giorgia viene a trovarmi nel mio ufficio, a Milano. Ridiamo, facciamo delle chiacchiere, ci confidiamo. Siamo diventati amici, direi che i nostri rapporti sono ottimi. Qualche mese addietro, giunta nel capoluogo lombardo per questioni di partito, ci siamo incontrati nell'ufficio di Ignazio La Russa e lì abbiamo parlato delle nostre tribolazioni. È stato in quella occasione che Giorgia mi ha chiesto di candidarmi come capolista al Consiglio comunale di Milano. Io che non ho mai fatto politica attiva perché non è il mio mestiere - faccio il giornalista e a fatica riesco a fare questo - figuriamoci se pensavo di buttarmi nell'agone politico. Però per un impeto di simpatia nei confronti di Giorgia ho accettato e sappiamo poi come è andata a finire. Insomma, soltanto una donna avrebbe potuto trascinarmi in politica, ma non una donna qualunque, bensì una donna intelligente, forte, capace come Giorgia.
Tuttavia, l'aspetto che mi rende Meloni simpatica è soprattutto il fatto che ella ama i gatti. Mi mandava le foto dei suoi mici e questo mi ha intenerito e la tenerezza è il sentimento più forte di qualunque altro, vince su tutto. Ci sentiamo quasi quotidianamente, ci inviamo messaggi, le do le mie opinioni senza la pretesa che vengano condivise e devo ammettere che Giorgia mi ascolta sempre, quantunque ella sappia benissimo come agire e non abbia bisogno dei consigli di chicchessia. Il punto di forza di Meloni, e occorre riconoscerglielo, è la sua capacità di ascoltare. Giorgia è attentissima a quello che succede alla gente, quindi anche a me, è una che presta l'orecchio, non soltanto una che parla, che fa dei comizi strepitosi.
Secondo me, questa è una dote fondamentale in politica perché, se non conosci il popolo, come fai a rappresentarlo o a governare?


LE FEMMINISTE
La prendono in giro per l'aspetto, l'accento marcatamente romano, la statura, trovo che ciò si volgare. Giorgia è una donna molto gradevole e produce tristezza la circostanza che sia bersaglio proprio dalla sinistra femminista. Il fenomeno Meloni è interessante da studiare poiché, nonostante questo femminismo imperante, assolutamente di facciata, la sinistra alimenta un'ondata di disgusto nei confronti di tutta la destra, signore incluse, tacciandola di essere sessista, maschilista, razzista. La contraddizione tra le prediche dei radical-chic e il loro agire è stridente. Trattasi di una propaganda negativa compiuta in mancanza di altri argomenti, validi e sostenibili. C'è sempre un buon motivo per inveire contro Meloni ricorrendo anche ad insulti brucianti, eppure la solidarietà in questo caso non scatta mai in quanto Meloni non è progressista. In Italia la politica è rimasta proprio nelle caverne. Tutto intorno a noi si è sviluppato, ma i politici seguitano ad insultarsi nella maniera più squallida possibile. Essi sono esseri primitivi, si ricoprono di improperi e accumulano debito pubblico, non sanno fare altro.

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