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Mario Draghi, Sallusti: crisi di governo? Strada che fa paura, ma la più logica

Alessandro Sallusti
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Nel mezzo della crisi militare, energetica ed economica l’Inghilterra ha fatto cadere il suo primo ministro, la Francia è andata a votare e nessuno dei due paesi è andato a rotoli. Solo noi ci ostiniamo a tenere in piedi un governo che non ha più senso di essere e che a questo punto non può risolvere alcun problema ma diventa lui stesso il primo dei problemi. Persino il più moderato e pragmatico dei moderati pragmatici, Silvio Berlusconi, ha rotto gli indugi e chiesto a Mario Draghi – che ieri sera a sorpresa è salito al Colle per fare il punto con Mattarella - una verifica di governo, perché andare avanti così non è solo inutile ma addirittura dannoso.

 

Il probabile detonatore della crisi di governo è il ricatto di Conte sulle cose da fare care ai Cinque Stelle ma indigeste agli alleati. Leggerla soltanto in questo modo è però riduttivo del problema, la crisi di identità dei Cinque Stelle e le loro bizze vengono infatti usati come paravento dagli altri partiti per regolare conflitti interni che hanno raggiunto livelli di guardia non più gestibili. E per di più nessuno smania dalla voglia di trovarsi sul ponte di comando quando a settembre – ormai tutti gli analisti concordano – si dovrà affrontare una crisi economica talmente pesante da non escludere conseguenze sulla tenuta sociale del paese.

Aprire una verifica di governo non è un passo formale, difficile uscirne con la stessa formazione – squadre e giocatori – con cui si è entrati. Ma è anche possibile non uscirne per nulla, prendere cioè atto che non ci sono più né le condizioni né imotivi per andare avanti. Conoscendo Silvio Berlusconi, è difficile credere che abbia chiesto una verifica così, tanto per buttarla lì. Né che tale richiesta possa essere respinta al mittente senza conseguenze politiche; ne andrebbe dell’onore e dell’autorevolezza di chi l’ha chiesta e del suo partito.

Qualcosa insomma dovrà succedere, a questo punto il Vinavil non basta più. Tra le tante soluzioni possibili quella che fa più paura, ma che sarebbe la più logica, lineare e indolore, è dichiarare chiusa la legislatura e convocare gli elettori. Mattarella e Draghi avranno pure i loro interessi per non farlo, non sono sicuro che coincidano con i nostri.

 

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