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Luigi Manconi, l'ex Lotta Continua che non sa distinguere tra carabinieri e spacciatori

Carlo Giovanardi
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A Luigi Manconi non manca certamente la coerenza quando si tratta di commentare il comportamento delle Forze dell'Ordine. Dall'antica militanza in Lotta Continua si porta dietro granitiche certezze che ha più volte esternato negli ultimi anni: se poliziotti e carabinieri, accusati di aver causato per imperizia e negligenza la morte di un cittadino sono condannati, allora sono colpevoli; se sono assolti sono colpevoli lo stesso perché si tratta di uno sbaglio giudiziario. Ma su Repubblica Manconi ha superato se stesso commentando la sentenza di condanna dei due giovani americani riconosciuti colpevoli dell'assassinio, a Roma, del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega.

SENTENZA POLITICA
Manconi lamenta che il filo conduttore che ha orientato il giudizio del Tribunale è «un sostanzialismo che sembra insofferente verso alcune garanzie che il diritto pone a tutela della correttezza assoluta delle procedure», «un sostanzialismo che rivela una ridotta sensibilità in nome della colpevolizzazione del reo, verso il rigore dei vincoli e dei limiti, delle guarentigie e delle forme».

Questo atteggiamento, secondo Manconi, non ha valorizzato le «anomalie» del comportamento di Cerciello Rega e del suo collega Varriale «in un ambiente ed un clima in cui può accadere che si svolgano gran parte delle relazioni tra consumatori di sostanze psicoattive, spacciatori delle stesse, intermediari e, non raramente, membri delle forze di polizia», «in una zone di "confine" e al limite della legalità dove, cioè, persone ricattate o prezzolate scambiano ruoli, segnalazioni e piccoli e grandi vantaggi con spacciatori e militari». 

ORDINE ILLEGALE
Questo, secondo Manconi, è una sorta «di ordine illegale garantito dalla disponibilità dei vari attori a rimanere nei propri ranghi ed all'interno dei propri spazi, a rispettare le altrui competenze, a non violare un codice occulto ma ferreo che stabilisce le funzioni di ognuno». «Ecco», conclude, «potrò sbagliarmi, ma l'omicidio di Cerciello Rega sembra essere stato il tragico "incidente" che ha fatto saltare questo ordine micro-criminale». Cerciello Rega pertanto non sarebbe un carabiniere caduto nell'adempimento del suo dovere ma una sfortunata vittima di un ordine micro-criminale di cui faceva parte. È una insinuazione pesantissima- ed è lo stesso Manconi a mettere le mani avanti dicendo «potrei sbagliarmi» - ma non sussurrata in una chiacchierata al bar, ma scritta in uno dei principali quotidiani italiani. Sarebbe troppo chiedere al ministro degli Interni e al vertice dell'Arma dei Carabinieri se, oltre ai fatti chiariti dai giudici, non intendano intervenire pubblicamente smentendo la teoria manconiana o viceversa, se fondata, azzerando questo «ordine micro criminale»?

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