Tutti contro tutti

Alessandro Sallusti: dai raga, facciamoci un partito... lo strano caso di Letizia Moratti

In Regione Lombardia sta succedendo una cosa assai bizzarra, mai accaduta prima da quelle parti. C'è la vicepresidente Letizia Moratti, già presidente della Rai, ministro berlusconiano e sindaco di Milano, che ha dichiarato pubblicamente di voler fare le scarpe al suo attuale presidente Attilio Fontana, curriculum e blasone meno solenni ma strutturato e ben voluto dai lombardi. A marzo si andrà a votare e donna Letizia - così viene chiamata a Milano - non ne vuole sapere di non partecipare alla competizione da candidata governatrice a costo di mettere su un suo partito - oggi fa molto chic - se il centrodestra non la sosterrà (cosa che spezzando il fronte consegnerebbe la Lombardia alla sinistra).

 

Tra il serio e il faceto la questione è al centro dei pettegolezzi estivi milanesi e già qualcuno si immagina la sua campagna elettorale nelle valli bergamasche o nei paesini della bassa bresciana. Dove non arriva l'immaginazione arriva l'ironia e si scomoda persino Jules Verne: «Quanto a visitare la città, non ci pensava nemmeno, appartenendo a quella razza di persone che fanno visitare dal loro domestico i paesi che attraversano».

 

Attenzione, io detesto la teoria grillina "uno vale uno" - è fuori dubbio che Letizia Moratti valga più di uno - e sostengo che non chiunque ma l'élite debba governare i cittadini, non per censo bensì per capacità e preparazione. Ma questo non vuol dire che chiunque al mattino può svegliarsi e annunciare ai partiti che li hanno beneficiati: «Occhio raga, o me o fondo un partito e vi rovino». Abbiamo il partito di Renzi che ha rovinato il Pd, quello di Calenda che ha rovinato quello di Renzi, poi quello di Di Maio che ha ucciso i grillini, forse quello di Beppe Sala e un altro di Letizia Moratti che vuole uccidere Forza Italia magari alleato con quello della Gelmini a sua volta socia di quello di Toti e forse di quelli di Brunetta e della Carfagna.

Messi tutti insieme questi personal party ztl non ne fanno uno serio ma hanno spazi sui giornali e in tv manco fossero i vecchi Dc e Pci. Esistere sui giornali, soprattutto se porti certi nomi, è tutto sommato facile, nelle urne è altra cosa: nessuno di questi signori e signore, pur bravi che siano, sarebbero mai diventati quello che sono senza il sostegno dei grandi partiti. Oggi si sentono tutti dei novelli Draghi: «Me lo chiedono gli italiani». Saranno italiani molto riservati, dai sondaggi proprio non risulta.