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Massimo Giannini, Storace: roba da psicanalisi, la figuraccia elettorale del direttore

Francesco Storace
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Altro che razzismo, altro che i puntuali e fasulli j’accuse contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini, altro che giornalismo... Di fronte alla tragedia di Civitanova Marche qualcuno dovrebbe chinare il capo e scusarsi con i leader del centrodestra. Hanno tentato di farli passare come indifferenti al sangue versato da quel povero ambulante nigeriano a causa di un assassino italiano impazzito. Informazione di partito, informazione dipartita. Game over. Massimo Giannini fa il direttore di un quotidiano importante come La Stampa. Chissà perché quando scrive ci ricorda l'eskimo in redazione, lo vediamo in preda ad una frenesia militante degna della migliore delle psicoanalisi. Corrado Formigli conduce una trasmissione tv, Piazza Pulita, che da La7 guida la crociata della morale rossa contro le nefandezze di destra, almeno come le intende lui ogni volta che mette qualcuno nel mirino. Entrambi hanno tentato di chiamare in causa Meloni e Salvini sull'assassinio di Alika Ogorchukwuch.

 

 

 

Ora la domanda gliela facciamo noi a tutti e due gli eroi di questo giornalismo militante: chi di voi farà prima a chiedere scusa e senza troppi gnegnè alla presidente di Fratelli d'Italia e al leader della Lega? Fin da venerdì, alle 14,30, l'agenzia Ansa aveva infatti diffuso questo dispaccio: «Non ci sono motivi legati all'odio razziale nell'omicidio dell'ambulante nigeriano Alika Ogorchukwuch, ucciso dal 32enne italiano Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo». «Le indagini sono in corso, ma la situazione è abbastanza chiara hanno detto il dirigente della Squadra Mobile di Macerata Matteo Luconi e quello del commissariato di Ps di Civitanova Marche Fabio Mazza, durante una conferenza stampa- tutto sembra essere nato da una lite per futili motivi, con una reazione abnorme da parte dell'aggressore nei confronti della vittima che gli stava chiedendo l'elemosina». Lo dice la polizia, vi è chiaro Giannini e Formigli? Sono usciti i diavoletti rossi dalle vostre testoline?

 

 

 

DITO PUNTATO

Mentre il conduttore di Piazza Pulita attaccava forsennatamente dalla sera prima delle rivelazioni di polizia Meloni Salvini, il direttore de La Stampa si è esibito, nonostante le parole degli inquirenti, in una giaculatoria insensata. Giannini - stavolta più contro Salvini che Meloni - concionava ieri mattina contro i due leader politici - e ci metteva dentro anche l'ungherese Orban - colpevoli di provocare "Il crepuscolo della civiltà". La Meloni additata come quella dei blocchi navali e Salvini come quello che "cinguetta contro clandestini e finti profughi". Futili motivi, futili editoriali. La sera prima aveva appunto svalvolato Formigli su Twitter: «Nigeriano invalido massacrato a bastonate da un italiano a Civitanova Marche. Attendiamo post indignati di Salvini e Meloni». Almeno lui non sapeva ancora quel che avrebbero detto gli investigatori, ma ciò non toglie nulla alla pesantezza delle parole rivolte ai capi del centrodestra. Che hanno usato espressioni nette contro l'assassino di Alika. Ora siamo noi ad attendere da Formigli commenti su quanto reso noto dagli inquirenti: perché se si fosse trattato di razzismo sarebbe stato tutt' altro che un futile motivo. Una perizia negli anni scorsi ha definito l'assassino, Giuseppe Ferlazzo, «piscopatico antisociale». È andata male, compagno di La7, non c'era alcuna venatura condita da odio razziale, non c'era bisogno di fare alcuna morale a personalità della politica che non puoi accusare di qualunque cosa ti passi per la mente. Giornalismo militante. Informazione accecata. Notizie addomesticate ad uso politico e ideologico.
Così non va affatto bene, perché prima di tutto dovrebbe esserci sempre il rispetto della realtà. Ma se si spara a zero prima di conoscere i fatti - e nel caso di Giannini addirittura dopo avere appreso dalle fonti di polizia come stavano le cose - siamo al disprezzo della verità, allo sbianchettamento dei fatti, alla travisazione del movente di un crimine. Certo che i giornalisti hanno il diritto alle loro idee e al giudizio sui personaggi politici; ma non è un buon motivo per infangarli. E anzi, sarebbe ottimo segno di una civiltà che non è ancora al crepuscolo scusarsi con loro. 

 

 

 

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