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Carlo Calenda? Dall'istruzione alle tasse: le proposte di Azione non stanno in piedi

Carlo Calenda

Giuseppe Valditara
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Tagli fiscali su lavoro e imprese sono nel programma di quasi tutti i partiti. Carlo Calenda intende finanziarli con una tassa sulle transazioni digitali. La sua proposta è già stata sottoposta a critica, ma anche questa volta non è arrivata alcuna smentita. Deve dunque trattarsi di una intenzione seria. Vale pertanto la pena di approfondirla per cercare di capire a cosa potremmo andare incontro se la coalizione di centrosinistra dovesse vincere.

 

Riassumiamo i fatti: stando ad una sua intervista al Corriere della Sera basterebbe una microtassa dello 0,1% sui pagamenti digitali per generare un gettito di 40 miliardi di euro. Un gettito imponente tale da sostentare una manovra corposa di rilancio del Paese. Il leader di Azione, nella medesima intervista, non si è fermato qui, lanciando una vera e propria sfida: «noi e +Europa diciamo come lo facciamo, a differenza di altri». Il riferimento di Calenda è ad una tassa sulle transazioni digitali. L'espressione allude senza ombra di dubbio ai pagamenti elettronici.

 

 

In verità basta una rapida scorsa al web, e in particolare alle rilevazioni dell'Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano, per accertarsi che nel 2021 le transazioni digitali hanno scambiato un valore pari a 327 miliardi di euro. Una cifra ragguardevole che allo 0,1% può rendere tuttavia soltanto 327 milioni di euro, briciole. Per avere una idea della irrilevanza di questa misura basti considerare quanto disposto dal governo Draghi nel decreto Aiuti bis.

Orbene la riduzione di un punto percentuale del cuneo fiscale, che porterà in busta paga, secondo i sindacati, dieci euro lordi al mese per ogni mille euro di stipendio, costerà nel 2023 831 milioni di euro. Dunque la proposta di Calenda significherebbe aumentare gli stipendi di poco meno di 4 euro lordi al mese.
Neppure una mancia.

Se invece volessimo ottenere i famosi 40 miliardi di euro, dovremmo avere un imponibile di 40.000 miliardi di euro: si dovrebbe tuttavia sapere che il pil italiano è stato pari nel 2021 a 1781 miliardi di euro. Anche chi non è esperto di economia si rende conto che non ci possono essere transazioni digitali pari a oltre venti volte il pil di una nazione.

Per avere il gettito auspicato, in costanza di scambi equivalenti a 327 miliardi, si dovrebbero aumentare le imposte di oltre il 12%. Una cifra monstre che ammazzerebbe l'economia oltre a impoverire gli italiani. 

Insomma, dopo la proposta, non ancora smentita, di abolire nelle scuole italiane la formazione tecnico-professionale, Calenda lancia una misura che o sa di presa in giro oppure sarebbe destinata ad ammazzare il nostro sistema produttivo. L'improvvisazione e l'assenza di serie competenze fanno brutti scherzi. 

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