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Carlo Calenda "fascista": la sinistra resiste solo 24 ore

Alberto Busacca
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Hanno resistito circa 24 ore, a sinistra, dopo lo strappo di Carlo Calenda e la sua uscita dall'ammucchiata progressista. Poi non ce l'hanno più fatta, ed essendo diventato un avversario lo hanno accusato di essere un fascista. È un riflesso condizionato: non sei nostro alleato? Sei uno squadrista. Non stai nel listone rosso? Sei una camicia nera. Dev' essere stato quasi liberatorio.

 

Va bene accusarlo di essere inaffidabile, addirittura di essere un traditore e di favorire la vittoria della "peggiore destra di sempre". Però mancava qualcosa. Mancava quel grido riservato inevitabilmente a chiunque non si schiera dalla parte dei compagni: «Fascista!». Tutto nasce da un'uscita di Calenda: in Italia «servono 11 termovalorizzatori e due rigassificatori. Benissimo, discutete con le comunità, ma poi queste opere si fanno» e, se serve, per realizzarle «si militarizzano i siti».

 

Risposta del leader di Europa Verde, Angelo Bonelli: «Dice Calenda che usare l'esercito non è di destra né di sinistra? È vero, perché è drammaticamente fascista». Il leader di Azione ha replicato a stretto giro, naturalmente su Twitter: «Ecchela là. Sono diventato fascista. Contavo i minuti». Ma lui, da aspirante centrista, può consolarsi pensando che, in fondo, la stessa accusa è stata rivolta dai comunisti anche a un certo De Gasperi... 

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