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Carlo Calenda e Matteo Renzi: cosa nascondono queste tessere

Renato Farina
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Renzi + Calenda in coalizione o sotto l'ombrello di un'unica lista o divisi (le notizie di ieri già domani saranno certificate come palle di fra Giulio) valgono al massimo in tutto il cinque per cento. Il quesito è: come mai allora tutti i quotidiani del triangolo del potere italiano, Milano-Torino-Roma, trattano la questione dei loro minuscoli approdi come se fosse di gran lunga più importante della Terza guerra mondiale che sta per scoppiarsi sotto i piedi per la domanda di Taiwan (com'è noto, la Cina è vicina)? Vi sveliamo un segreto, che in vale quanto la scoperta dell'acqua calda, ma che il pensiero unico dominante sta occultando e perciò è bene tirarlo fuori da sotto la montagna di chiacchiere senza sugo. I due nuovi campioni vengono da sinistra e lì torneranno. Per ricordarlo riproduciamo le tessere del Partito democratico in cui hanno militato, mai rinunciando a difenderne in ultima istanza gli interessi.

 


 

MANOVRATORI - Matteo Renzi? È arci-detestato dai compagni, per averli trattati come ciucci al suo servizio, salvo poi abbandonarli e fondare Italia Viva. È stato lui- ovviamente per il bene del Paese - a mettere in pista il governo giallo-rosso, impedendo le votazioni che pure il segretario di allora, Nicola Zingaretti, aveva sperticatamente promesso essere l'unica soluzione dopo la scelta di Matteo Salvini di far cadere il Conte-1. Ancora: se Matteo ha avuto il merito di tagliare la testa al Conte-bis e darci Mario Draghi (chapeau), anche questo è stato un modo per togliere dai guai un Pd colluso con il nulla a 5 Stelle, a Enrico Letta di ridipingerne l'immagine, usando Super-Mario come pennello atlantico ed europeista: vedi la famosa Agenda. È stato infine Renzi con la sua mostruosa abilità acrobatica a confermare al Quirinale quel Sergio Mattarella, suo parente ideologico, che il senatore toscano aveva già collocato sul Colle sette anni prima fregando Berlusconi con cui aveva altri accordi. Mattarella è ottimo, ma decisamente molto abbondante considerato che 14 anni di regno sono un record mondiale per le democrazie occidentali del terzo millennio. Vero è che Renzi è perseguitato da pm e servizi segreti, e su tante domande di giustizia, di economia e di tasse, suona una musica che echeggia temi orecchiabili per gli elettori di centrodestra. Silvio Berlusconi, come ha scritto Libero in prima pagina, gli ha proposto di tirare le conseguenze di quanto aveva lasciato intravvedere in certi momenti autenticamente liberali, e di allearsi con lui: niente da fare. Inesorabile il richiamo della foresta di Querce alla cui ombra son fiorite le Margherite, intrecciate sciaguratamente da Walter Veltroni sotto un'unica casata. La sinistra democristiana dà queste dipendenze psicoanalitiche.

 


I FALLIMENTI - E Carlo Calenda? Idem con rafforzate di piddismo mal mascherato. Aveva da poco interpretato la parte di Enrico (sempre Enrico, guarda te come ragiona il caso), protagonista nella miniserie Rai dedicata a "Cuore" di De Amicis, con la regia del nonno Luigi Comencini, e che già aveva nel portafoglio la tessera della Fgci, i giovani comunisti. Dopo di che ha dimostrato di essere a disposizione di qualsiasi elicottero che lo portasse in contralto, ma sempre con quell'antica propensione ad essere gradito alla crème romana ma anche parigina e londinese di cui i compagni si nutrono come fosse pane. È stato quindi con Montezemolo alla Ferrari e in Confindustria, poi alla prima pratica da manager non di rappresentanza ma di sostanza, ha fallito fragorosamente: l'Interporto di Nola, affidato alle sue cure da Gianni Punzo, imprenditore napoletano, è naufragato, lui no perché se n'è uscito con una bella liquidazione. In politica dovevarsi candidarsi con Montezemolo, ritiratosi il quale, si è messo in lista nel 2013 con Mario Monti: non fu eletto dal popolo, un po' come il Pd, che infatti lo scelse prima come viceministro allo Sviluppo economico (governo Letta) e poi ambasciatore a Bruxelles (governo Renzi), quindi ritornò a Roma stavolta da ministro approfittando delle dimissioni di Federica Guidi, che non era né indagata, ma la diffusione indebita di una intercettazione privata, fu cacio sui maccheroni del Ghiottone dei Parioli. Nel marzo 2018 prese la tessera del Partito democratico, che lo candidò nel Nord-Est alle Europee del 2019. Dopo un giorno se ne andò per stare con il gruppo di Macron. Si è candidato a sindaco di Roma, con una campagna contro Roberto Gualtieri (Pd), salvo poi appoggiarlo clamorosamente al ballottaggio, ma che combinazione, non è vero? Sperano che questo Terzo Polo (che in natura non esiste) a furia di parlarne funzioni come il famoso Sarchiapone di Walter Chiari, e il popolo ingenuo finisca per credere che esiste davvero, e così traslochi magicamente dal campo della fantasia a quello della realtà, succhiando sangue al centrodestra fino a lasciarlo esangue, e nelle condizioni di conservazione il Pd (e Carlo) al potere. Disegno così sfacciato da confessarlo candidamente a La7. Gli elettori di centrodestra secondo voi sono così scemi da cascarci?Figuriamoci. Lo hanno capito benissimo: Renzi+Calenda=Pd.

 

 

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