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Roberto Speranza schizofrenico, ecco l'ultima follia che lo dimostra

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Iuri Maria Prado
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Nemmeno il disastro di cui è responsabile impedisce a Roberto Speranza di rivendicare il motto secondo cui "il diritto alla salute viene prima di tutto". Anche dimenticando che, grazie a quella prescrizione, qui abbiamo avuto il maggior numero di morti e la più forte compressione dei diritti delle persone, è già in linea di principio che lo slogan "prima la salute" denuncia la pericolosa inettitudine di chi lo reitera. Quel luogo comune, infatti, supponeva che il compito del governo dovesse risolversi (peraltro, ovviamente, senza possibilità di successo) nel fare tutto contro l'infezione senza far nulla per consentire al corpo del Paese di affrontarla meglio. È per quel balordo principio che un'economia è stata inutilmente devastata e le libertà costituzionali sacrificate come mai prima.

 

 

 

E il diritto alla salute di cui ciancia il ministro progressista era quello (un esempio su tutti) per cui ai cittadini si diceva che le mascherine erano originariamente "superflue" non (come si spacciava) perché il virus non ne imponesse l'uso ma (come si sottaceva) perché non ne avevano stoccate abbastanza. Salvo poi elevare la mascherina a dispositivo imprescindibile anche mentre passeggiavi in un bosco: il tutto, ovviamente, e cioè sia il criminale lassismo di prima sia il terrorismo di poi, presidiati dallo scientismo messo a scudo dell'irresponsabilità di governo che "consentiva" o "non consentiva" sulla scorta di quel pretestuoso criterio sacerdotale. Non senza il supplemento da modello cinese per cui le indicazioni scientifiche erano ostentate quando faceva comodo e invece ben nascoste quando davano grattacapi ai distributori di Dpcm. Tanto è vero che, per evitare fastidiose intromissioni, i verbali dei tecnici erano tenuti segreti e bisognava che qualcuno facesse causa al governo perché questo si decidesse a cacciarli fuori. Il diritto alla salute tutelato dal magheggio e dalla censura.

 

 

 

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