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Camorra: riciclaggio, retata della Dia di camorristi e imprenditori nell'area vesuviana (2)

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(Adnkronos) - Tra i 24 arrestati vi e' anche Mario Fabbrocino ma si tratta del cugino omonimo del boss. Manette anche a un candidato a sindaco di una lista civica. La maggior parte degli arrestati risiedeva tra Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano, 'capitali' storiche della camorra vesuviana. Spiegano alla Dda che "l'organizzazione criminale egemone nella zona del vesuviano imponeva con sistematicita' il proprio controllo su tutto il territorio sottoponendo imprenditori e commercianti al pagamento di tangenti estorsive su tutte le attivita' di ingente valore economico e preferendo per ragioni di gestione del consenso non imporre tangenti ai piccoli commercianti e imprenditori anche perche' negli ultimi anni si era fatta piu' concreta la possibilita' di conseguenze negative legate a possibili denunce da parte degli estorti". Secondo gli inquirenti il controllo del territorio era capillare. Le indagini avrebbero consentito di accertare che esponenti del clan Fabbrocino hanno imposto il pagamento di una tangente pari a circa il 30% a titolo di partecipazione su ogni importante affare illecito svolto sul loro territorio. In sostanza esponenti del clan si sono prestati ad effettuare direttamente attivita' di recupero crediti per conto di imprenditori disposti a pagare una tangente sul recupero pari anche al 50% del denaro recuperato. Il clan Fabbrocino imponeva il pagamento di tangenti anche sui pubblici appalti, sia alla raccolta dei rifiuti solidi urbani nei Comuni rientranti nel territorio controllato dall'organizzazione criminale, sia ai lavori per la realizzazione di alcuni tratti della strada statale 268 in relazione ai quali sono state versate dalle ditte aggiudicatrici degli appalti tangenti fra il 3 e il 5% dell'importo dei lavori. Gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia hanno poi svelato la sistematica attivita' di turbativa delle aste pubbliche esercitata con metodi camorristici dagli affiliati, i quali minacciavano i partecipanti alle aste imponendo loro di non effettuare offerte, pena gravi ritorsioni fisiche, cosi' da consentire a propri uomini di entrare in possesso di immobili a prezzi vantaggiosi o come in una grave vicenda evidenziata dalle indagini tecniche di far riottenere ad uno degli appartenenti all'organizzazione la disponibilita' di un immobile venduto all'asta a seguito di un fallimento.

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